Nuovo appuntamento con la rubrica “Vecchie Glorie”, targata 11contro11. Dopo aver rivissuto le carriere di tre attaccanti del passato come Nicola Pozzi, Victor Obinna e German Denis, si ritorna nella zona nevralgica del campo. Protagonista odierno, il centrocampista Francesco Montervino. Mediano di grande sostanza e fisicità, il giocatore ha vissuto una carriera in giro per l’Italia, tra Serie B, Serie C e Serie D. Per lui anche l’apice della massima serie, con la maglia del Napoli e soprattutto con la fascia di capitano al braccio. Successivamente, una volta appesi gli scarpini al chiodo, la decisione di rimanere nel mondo del calcio, in veste di direttore sportivo.
La carriera di Francesco Montervino: i primi passi a Taranto e l’exploit di Ancona
Francesco Montervino nasce il 7 maggio 1978, a Taranto. Ad appena 16 anni inizia la propria carriera tra i professionisti, esordendo in Serie C2 con la maglia del Fasano, dove gioca regolarmente con la formazione Berretti. In seguito arriva l’importante chiamata da parte del Parma, ma resta in maglia gialloblù solo una stagione, giocando esclusivamente con la Primavera. Per vivere la prima vera esperienza nel calcio dei grandi deve fare ritorno a Taranto, dove diventa capitano della squadra a soli 19 anni e totalizzando 21 presenze e 3 gol. Prestazioni che segnano la svolta definitiva per il giovane centrocampista, in seguito acquistato dal Perugia che lo gira all’Ancona, prima in prestito e poi a titolo definitivo.
Col club marchigiano Montervino mostra tutte le proprie qualità nelle categorie maggiori rispetto a quelle dilettantistiche. In particolare, con la maglia rossa totalizza 138 presenze complessive, trovando la via del gol in 10 occasioni. Anche in questo caso il percorso non è semplice, vista la retrocessione del 1998. Dopo solo due stagioni, tuttavia, con Fabio Brini alla guida e con Montervino punto fermo del centrocampo, l’Ancona riconquista la cadetteria. Tempo altre tre annate, e addirittura arriva il grande salto in Serie A, con Luigi Simoni in panchina. Tuttavia il giocatore pugliese non riesce a assaporare il gusto della promozione. Infatti, nel gennaio del 2003, cambia aria dopo cinque stagioni e mezza, trasferendosi al Napoli.
Dalla scalata vincente col Napoli all’approdo a Salerno
All’ombra del Vesuvio, Francesco Montervino vive ben sei stagioni, con una breve parentesi di 19 presenze a Catania, da gennaio a giungo 2004. Nonostante il centrocampista riesca ad ambientarsi sin da subito, l’inizio non è sei più facili, visto il fallimento della società partenopea proprio nel 2004. Con l’approdo di Aurelio De Laurentiis alla guida del club, retrocesso d’ufficio in Serie C1, vengono confermati solo due giocatori della vecchia rosa: Cataldo Montesanto e proprio Montervino. Gli azzurri, dopo una stagione interlocutoria, riescono nell’intento di tornare in Serie B nel 2006, con la vittoria del campionato. Protagonista proprio il mediano tarantino, divenuto capitano, che vive la propria annata migliore, con 3 gol e 3 assist.
Un’impresa impreziosita maggiormente, l’anno successivo, dalla promozione diretta in Serie A con Juventus e Genoa. E anche in massima serie Edi Reja prima e Roberto Donadoni poi garantiscono a Montervino il giusto spazio, anche in Coppa Uefa, fino alla stagione 2008/2009. In occasione dell’ultima giornata, nel match contro il Chievo Verona, riesce anche a trovare il primo e unico gol nel calcio che conta, aprendo le danze nel 3-0 finale. Successivamente, arriva l’ultima importante chiamata della carriera, quella della Salernitana. E tanto per cambiare, anche in questa circostanza la strada è in salita.
La prima stagione in maglia granata, infatti, è piuttosto complicata per tutta la squadra, retrocessa sul campo all’ultimo posto. Anche in Serie C1 la musica non cambia, con i giocatori che addirittura non percepiscono stipendio per diversi mesi. Ciononostante, Montervino e compagni si compattano, arrivando a disputare la finale playoff contro l’Hellas Verona, in cui, tuttavia, hanno la meglio gli scaligeri. Poco dopo, la società campana fallisce a causa delle ingenti inadempienze accumulate.
La rinascita e le vittorie con Salerno Calcio e Salernitana
Nell’estate 2011, quindi, il calcio a Salerno riparte dalla Serie D, con Claudio Lotito e Marco Mezzaroma al timone della società e con Francesco Montervino punto fermo della squadra. La stagione tra i dilettanti, vissuta nel girone composto prevalentemente da squadre laziali per motivi di ordine pubblico, si chiude con la vittoria del campionato da parte del Salerno Calcio. Per Montervino anche la soddisfazione di realizzare un gran gol, coast to coast, con la complicità dei compagni di squadra, che decide il match casalingo contro l’Anziolavinio, vinto col risultato di 3-2 in rimonta.
Successivamente, una volta ottenuta la promozione in Lega Pro – Seconda Divisione, la Salernitana riacquista la propria denominazione e il proprio marchio, persi in seguito al fallimento dell’anno precedente. Sul campo, i granata stravincono di nuovo, salendo subito in Lega Pro – Prima Divisione e aggiudicandosi la Supercoppa di categoria ai danni della Pro Patria. In questa annata Montervino è ancora una volta protagonista, in particolare per quanto accade in occasione della trasferta di Aversa. Stuzzicato a più riprese dai supporters di casa, simpatizzanti anche del Napoli, il capitano granata decide il match con un gol di grande caparbietà.
L’esultanza è più che altro uno sfogo di tutta la propria “rabbia agonistica” proprio nei confronti di chi l’aveva provocato nell’arco del match. Il giudice sportivo punisce il gesto con 6 giornate di squalifica, ridotte poi a 3 dopo il ricorso presentato dalla società. Una punizione probabilmente eccessiva, se si considera anche il Daspo della durata di due anni emesso in seguito. Ad ogni modo Montervino continua ad essere trascinatore della Salernitana anche in terza serie, dove chiude la carriera con la vittoria della Coppa Italia di Lega Pro. Bilancio personale finale: 98 presenze, 5 gol e un assist.
Francesco Montervino oggi: direttore sportivo con Taranto nel cuore
Una volta detto addio al calcio giocato, Francesco Montervino, allo stesso tempo, ha deciso di non abbandonare definitivamente questo mondo. Nel 2014, infatti, ha preso parte al corso per diventare direttore sportivo organizzato dalla FIGC. Una volta conseguito il titolo, l’anno successivo ha iniziato questa nuova carriera lì dove tutto aveva avuto inizio, nella sua Taranto. Un rapporto sicuramente burrascoso quello con la società rossoblù, visti i due “matrimoni” seguiti da altrettante separazioni nel giro di due anni.
Dopo la breve parentesi a Nola, nell’estate del 2020 Montervino fa ritorno a Taranto, da dirigente, per la terza volta. Un mercato ambizioso e intelligente quello portato a compimento dall’ex centrocampista, che ha dato come frutto la promozione in Serie C della compagine pugliese. Nel 2016, poi, l’ex Napoli ha dato dimostrazione, ancora una volta, delle proprie qualità umane, accettando di fare, a titolo gratuito, il responsabile tecnico dell’Afro Napoli United, squadra militante in Promozione, all’insegna dei valori dell’integrazione di varie etnie. E non poteva essere diversamente per un grande uomo prima ancora che un grande calciatore e dirigente, capace di dare un calcio a qualsiasi avversità e raggiungendo i propri obiettivi con la stessa grinta che lo contraddistingueva anche in campo.