Dopo la parentesi portieri, la rubrica targata 11contro11 “Vecchie Glorie” dedica il suo appuntamento odierno a un grande protagonista del passato, tra le altre, di Bologna, Inter e Lazio: Julio Ricardo Cruz. L’attaccante argentino, soprannominato el jardineiro per via della sua passione per il giardinaggio nel tempo libero, ai tempi degli esordi in patria, è riuscito a lasciare un segno indelebile nei cuori dei tifosi. Fisicità e tecnica corroborate da un indiscutibile feeling con il gol, anche con la maglia albiceleste e del Feyenoord, sempre all’insegna di un’unica costante: il dna vincente.
La carriera di Julio Ricardo Cruz: dagli esordi all’approdo in Europa
Julio Ricardo Cruz nasce il 10 ottobre 1974 a Santiago del Estero, nella omonima provincia dell’Argentina settentrionale. La prima squadra con cui muove i primi passi sul rettangolo verde è il Banfield, storico club di Buenos Aires in cui incontra per la prima volta un futuro, celeberrimo compagno di squadra: Javier Zanetti. Il ragazzo eccelle in fisicità e, dopo aver esordito in maglia biancoverde, si guadagna la chiamata del River Plate, dove vince il campionato di clausura nel 1996 e nel 1997. In quest’ultima circostanza realizza 10 reti e si guadagna le attenzioni da alcuni club dell’altra parte del mondo, e tra questi la spuntano gli olandesi del Feyenoord. L’esperienza in Olanda si protrae per tre stagioni, nelle quali el jardineiro conferma il proprio feeling con la vittoria, viste le affermazioni in campionato e in Supercoppa nazionale.
Nel frattempo Cruz esordisce anche nella massima competizione continentale, la Champions League, dove rinnova ulteriormente il suo rapporto con la rete. In particolare, apre un vero e proprio conto personale con quella che sarebbe diventata una delle sue vittime predilette, ovvero la Juventus. Nel match di Rotterdam, infatti, la compagine nord-europea riesce a piegare la squadra di Marcello Lippi grazie a una doppietta dell’argentino. Alla fine tuttavia, gli olandesi non riescono a passare il proprio girone, vinto dal Manchester United con i bianconeri a seguire. Nel frattempo Cruz raggiunge sempre la doppia cifra, ma allo stesso tempo mira a provare una nuova esperienza, decidendo di trasferirsi in Italia.
Dal Bologna alla Lazio, con l’epopea interista nel mezzo
La prima squadra con cui Julio Ricardo Cruz assaggia la Serie A è il Bologna allenato da Francesco Guidolin. L’argentino, in particolare, trova per la prima volta la via del gol nella trasferta di Napoli, dove la sua squadra trionfa con un largo 1-5, ed è proprio l’allora numero 13 a chiudere i contri contro la squadra allenata da Zdenek Zeman. Quella rappresenta la prima delle 7 reti stagionali dell’ex Feyenoord, che nelle stagioni successive cresce sempre di più, riprendendo il proprio feeling con la doppia cifra.
Nel mezzo, i felsinei sfiorano anche il successo in Coppa Intertoto, cedendo solo agli inglesi del Fulham nella doppia finale del 2002. L’occasione del grande salto, invece, si presenta nel 2003. L’Inter infatti, orfana di Hernan Crespo, passato al Chelsea, decide di puntare sul quasi trentenne attaccante argentino. Il giocatore arriva a Milano in punta di piedi, avendo davanti anche attaccanti del calibro di Alvaro Recoba e Christian Vieri, ma colpisce subito, all’esordio stagionale in Champions League, nello storico 0-3 inflitto dai nerazzurri all’Arsenal, nel tempio di Highbury.
https://www.youtube.com/watch?v=3aUlm4LOb9o
Ma Cruz, in una stagione complicata, entra definitivamente nel cuore dei tifosi in un’altra importante vittoria, quella per 1-3 sul campo della Juventus. La sua doppietta conferma ancora una volta come i bianconeri facciano su di lui lo stesso effetto del colore rosso sui tori, viste le 10 realizzazioni totali inflittegli in carriera. Da quel momento il numero 9 nerazzurro gioca con diversi partner in attacco, da Adriano a Zlatan Ibrahimovic, passando per Obafemi Martins e Mario Balotelli, dimostrandosi sempre professionista esemplare, pronto soprattutto a sbloccare la situazione nei momenti di maggiore difficoltà.
Il bilancio finale con la maglia nerazzurra, a livello personale, è di 200 presenze, condite da 75 gol e 20 assist. Il suo contributo ha portato in bacheca 4 Scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane. La quarta, invece, la vince nell’estate del 2009, quando veste la maglia della Lazio. Il neo-numero 74 biancoceleste alza al cielo l’ultimo trofeo della propria carriera proprio contro la sua ex squadra, battuta 2-1 nella finale di Pechino.
Julio Ricardo Cruz oggi: tra fazenda e famiglia
Dopo appena 4 gol realizzati nella capitale, Julio Ricardo Cruz decide di appendere gli scarpini al chiodo nell’estate del 2010. Per lui anche diverse presenze con la Nazionale argentina, condite da 3 reti, e soprattutto la convocazione al Mondiale di Germania 2006. In seguito, dopo una breve parentesi nel mondo della politica, el jardineiro ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla fazenda che ha aperto in patria, Lorenita, in onore della moglie, nonché alla beneficienza e per l’appunto alla famiglia.
Sin da piccolo, infatti, il figlio di Cruz, Juan Manuel, decide di seguire le orme paterne. Un sogno che col tempo è diventato una concreta realtà, col classe 1999 che ha raggiunto il livello professionistico proprio col Banfield. Con un’intera carriera davanti a sé e con i consigli di papà Julio, il giovane attaccante non potrà che migliorare. Il tutto con la consapevolezza di avere alle spalle il supporto di un grande uomo ancor prima di un grande campione.