Vecchie Glorie: parliamo di Luis Jimenez

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I centrocampisti restano al centro dell’attenzione nella rubrica “Vecchie Glorie”, targata 11contro11, e dopo aver ripercorso la carriera di Vincenzo Italiano oggi è la volta di Luis Jimenez. Sgusciante trequartista dal grande tasso tecnico, il cileno ha esordito e chiuso la carriera in patria, col Palestino. Importante soprattutto la lunga parentesi in Italia, principalmente con le maglie di Ternana, con la quale diede vita a una vera e propria querelle per il suo addio ai rossoverdi, e Inter, con cui vinse 3 trofei. Altre tappe nostrane sono state Fiorentina, Lazio, Parma e Cesena, alle quali si aggiungono West Ham e Al-Ahly, tutte nel segno del gol e dei passaggi decisivi.

La carriera di Luis Jimenez: l’ascesa dal Cile all’Italia 

Luis Antonio Jimenez Garces nasce il 17 giugno 1984 a Santiago del Cile. Sin da piccolo capisce di avere una naturale predisposizione per giocare a calcio e in particolare a metà strada tra la linea mediana e l’attacco, nella posizione più congeniale ai calciatori di fantasia. La prima squadra che gli dà la possibilità di crescere e di esordire tra i professionisti è il Palestino, club della sua città natale. Con la maglia verde, bianca e rossa, tuttavia, totalizza solo 9 apparizioni nel calcio che conta, prima di svestirla e indossare quella solo rossoverde della Ternana, che nel 2002 vola oltreoceano per aggiudicarsi le sue prestazioni.

Quella umbra è una tappa fondamentale della carriera di Jimenez, definibile come “croce e delizia”. Appena sbarcato in Italia, infatti, diventa prepotentemente un titolarissimo della formazione umbra, allenata da Mario Beretta, e in tre stagioni e mezza totalizza ben 25 reti in 88 presenze, ottenendo come miglior traguardo il settimo posto in Serie B 2003-2004. Grande rammarico, nel caso specifico, per aver terminato il campionato a soli 4 punti dalla Fiorentina, che disputò e vinse lo spareggio promozione contro il Perugia. La formazione viola, tuttavia, avrebbe presto incrociato il cammino del trequartista cileno.

Dalla Fiorentina al Cesena, passando per il mobbing e i successi all’Inter

Nel gennaio del 2006, dopo tanta gavetta, Luis Jimenez ha la grande occasione di giocare in Serie A, approdando proprio alla corte di mister Cesare Prandelli, in comproprietà. Una formula che, nei mesi successivi, avrebbe rappresentato il pomo della discordia con la Ternana. Nel frattempo in Toscana sono 19 le partite giocate, con 3 gol decisivi ai fini di tre vittorie, una delle quali contro l’Inter, e un assist nel pareggio contro la Roma.

Numeri importanti che attirano l’attenzione di club prestigiosi, ma all’inizio della sessione estiva il club umbro ha la meglio alle buste sulla Fiorentina per il riscatto, non manifestando alcuna intenzione di lasciarlo partire se non alle proprie condizioni, al costo di metterlo fuori rosa. Un’episodio che induce Jimenez a citare in giudizio la Ternana per mobbing, fino a quando non riesce a passare alla Lazio, sempre in comproprietà, nel gennaio 2007. Anche in biancoceleste il giocatore fa molto bene e incide in 4 marcature della squadra equamente divise tra reti personali e assist, e di conseguenza entra nel mirino proprio di quell’Inter colpita in occasione del suo primo gol in massima serie.

La formula del trasferimento resta la stessa, ma anche il rendimento del cileno non cambia. In nerazzurro arriva in punta di piedi di fronte ai nuovi compagni freschi di 2 tricolori di fila, ma col tempo riesce a trovare il suo spazio. Jimenez resta infatti all’ombra della Madonnina per due stagioni, contribuendo con 4 reti e 2 passaggi decisivi alla vittoria di 2 Scudetti e una Supercoppa Italiana, trovando anche la soddisfazione del primo gol in Champions League, nella vittoria per 3-0 sul Fenerbahçe. Il tutto prima di tornare per l’ennesima volta a Terni.

Dall’Inghilterra agli Emirati Arabi, passando per Parma e Cesena

Se con l’Inter Luis Jimenez raggiunge l’apice della propria carriera, altrettanto importante è la breve parentesi in Inghilterra, con la maglia del West Ham. Pur non vincendo trofei, infatti, il cileno si toglie la soddisfazione di trovare il gol anche in Premier League, in occasione della vittoria per 5-3 sul Burnley. Un trasferimento durato solo sei mesi, prima di tornare ancora una volta alla base e ritrasferirsi in prestito al Parma, dove trova la via del gol solo in occasione della prestigiosa vittoria per 2-3 a Napoli.

Nel 2010, ancora una volta, la comproprietà Inter-Ternana si risolve ancora una volta in favore dei rossoverdi, ma Jimenez non ne vuole sapere di rimanere in Umbria, passando quindi al Cesena, neopromosso in Serie A. In terra romagnola il giocatore rinasce definitivamente, contribuendo con 3 assist e ben 9 gol, record stagionale personale in Serie A, alla permanenza in massima serie. Il tutto prima di liberarsi definitivamente dalla “prigione Ternana” e accasarsi negli Emirati Arabi, più precisamente all’Al-Ahly. Una parentesi ricca di soddisfazioni personali e di squadra, visti i 41 gol e 30 assist realizzati col club emiro, che fa da apripista ad altre esperienze in questo Paese e in Qatar, prima del ritorno alle origini, 16 anni dopo.

Luis Jimenez oggi: l’addio al calcio a 38 anni

Esclusi solo due mesi con l’Al-Itthiad, infatti, l’ultima tappa della carriera di Luis Jimenez coincide con quella che era stata la prima, ovvero il Palestino. Anche in terra natia l’ex Ternana vive stagioni da assoluto protagonista, risultando decisivo spesso e volentieri, e più precisamente 44 volte tra marcature e passaggi decisivi. Numeri accompagnati, come sempre, da giocate d’alta classe e il carisma che ha contraddistinto questo giocatore.  

Giunto ormai a 38 anni, Jimenez ha deciso di entrare nel novero delle “Vecchie Glorie”, dando l’addio al calcio giocato. Una carriera molto ricca e vissuta pienamente, anche con la maglia del Cile, con la quale ha collezionato 33 presenze e 3 gol. Soddisfazioni professionali accompagnate dalle gioie della famiglia creata con Maria José Lopez, modella apparsa anche a Controcampo, con la quale ha dato alla luce tre gemelle nel 2010. Il tutto in attesa di scoprire cosa vorrà fare “da grande”, magari ancora una volta in quel mondo che gli ha dato tutto e per il quale anche lui ha dato altrettanto.

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