La consueta rubrica “Vecchie Glorie”, targata 11contro11, torna con l’appuntamento dedicato agli attaccanti. Dopo aver ripercorso la carriera di Obafemi Martins, oggi è il turno di un grande bomber di provincia del passato, nonché ambizioso allenatore oggi: Roberto Stellone. La carriera dell’ex attaccante è stata ricca di soddisfazioni, soprattutto con addosso le maglie di Napoli e Torino. Il tutto prima di intraprendere la carriera di allenatore ed entrare nella storia del Frosinone. Tuttavia, queste sono solo due tappe di un percorso molto più articolato.
La carriera di Roberto Stellone: dagli esordi alla Lodigiani alla promozione col Lecce
Roberto Stellone nasce a Roma il 22 luglio 1977, e nel proprio DNA scorre già un pallone da calcio. Il futuro attaccante, infatti, è figlio di un altro ex calciatore, Gaetano, che nella propria carriera ha vestito le maglie, tra le altre, di Barletta, Messina, Pescara e Salernitana in Serie C, nonché una breve parentesi con la Lazio in cadetteria. Proprio nella capitale, più precisamente nella Lodigiani, Roberto muove i primi passi su un rettangolo verde, mettendo a dura prova i portieri avversari col suo micidiale sinistro, sia nel settore giovanile che in prima squadra.
Il bomber laziale, nel giro di qualche anno, vive un’ascesa importante, che culmina in 16 reti realizzate nel campionato di Serie C 1996-1997, tanto da convincere la Lucchese, militante in Serie B, a puntare su di lui. L’esperienza toscana non è certamente memorabile, viste le sole 12 presenze condite da un gol, ma nonostante ciò arriva addirittura la chiamata del Parma, una delle squadre più importanti di quegli anni in Serie A. In gialloblù, tuttavia, non riesce mai ad esordire, e allora viene mandato in prestito al Lecce, dove riesce finalmente a incidere, con 6 reti, alla promozione della squadra proprio nel massimo campionato.
L’epopea partenopea
La parentesi giallorossa fa da apripista alla prima vera esperienza importante di Roberto Stellone, quella succitata con il Napoli. L’attaccante, ormai ventiduenne, giunge all’ombra del Vesuvio in una squadra ambiziosa e affamata di vittorie. Insieme, tra gli altri, a Stefan Schwoch e Claudio Bellucci, Stellone conduce i partenopei al ritorno in Serie A, siglando 10 gol in 36 presenze. Numeri che si aggiungono al grande carisma e attaccamento mostrati sin dall’inizio dell’esperienza in azzurro.
E in questa circostanza ha finalmente l’occasione di misurarsi anche nel calcio che conta, siglando il suo primo gol in una partita mai banale come quella contro la Juventus, terminata tuttavia con una sconfitta per 1-2. Complici diversi infortuni, non riesce a giocare con continuità, e il Napoli torna in Serie B, con l’attaccante che viene promosso al ruolo di capitano per altre due stagioni, concluse con un totale di 33 reti tra le varie competizioni.
Dalla delusione col Genoa alle soddisfazioni col Torino
Dopo la parentesi semestrale alla Reggina, nella quale segna un solo gol, Roberto Stellone si accasa in un’altra realtà ambiziosa: il Genoa di Serse Cosmi, che punta con decisione alla Serie A. La squadra gira bene e la coppia con Diego Milito è senza dubbio la più forte del campionato, con ben 38 gol all’attivo, divisi in 21 per il futuro interista e 17 per il bomber laziale. A fine stagione, come prevedibile, arriva la vittoria del campionato, cancellata, tuttavia, dal caso Maldonado, che condanna i liguri alla retrocessione d’ufficio in terza serie. Come dimostrato in più occasioni, tuttavia, Stellone non si dà facilmente per vinto, a allora, nell’estate del 2005, decide di trasferirsi al Torino.
Anche i granata, come la sua ex squadra puntano alla promozione in Serie A, e anche questa volta il neo-numero 7 riesce a dare un contributo importante, anche se di soli 7 gol, al conseguimento dell’obiettivo. Tra l’altro, nell’esordio in massima serie contro il Parma, regala ai propri compagni il primo punto stagionale, fissando il risultato sull’1-1. La permanenza all’ombra della Mole si protrae fino al 2009, quando i piemontesi retrocedono e lui si traferisce al Frosinone, col quale ottiene la salvezza in cadetteria. La stagione successiva, in coincidenza con la retrocessione dei ciociari, decide di dire definitivamente addio al calcio giocato, ma non al mondo del pallone.
La carriera da allenatore di Roberto Stellone
Appesi gli scarpini al chiodo, Roberto Stellone decide di intraprendere la carriera di allenatore. Il tutto partendo proprio da Frosinone, in veste di tecnico della formazione Beretti, con la quale vince il campionato. L’ex attaccante dimostra di poter dire molto anche nel nuovo ruolo, tanto che i gialloblù lo promuovono alla guida della prima squadra. E lui ripaga centrando, dapprima, la promozione in Serie B dopo aver vinto la finale playoff contro il Lecce nel 2014. Ma la vera impresa arriva l’anno dopo, col Frosinone che arriva secondo in campionato e centra per la prima volta nella propria storia l’accesso alla massima serie.
La stagione in Serie A, tuttavia, termina con l’immediata retrocessione, non senza essersi tolto la soddisfazione di centrare il primo storico punto in un campo prestigioso come quello della Juventus. Successivamente viene chiamato alla guida del Bari, dove viene esonerato dopo aver raccolto solo 16 punti dopo 13 partite. Altra esperienza importante, anche se chiamato sempre in corso d’opera e in alternanza con vari esoneri, è quella di Palermo, dove sfiora una nuova promozione in massima perdendo la finale playoff contro il “suo” Frosinone. Obiettivo non raggiunto neanche l’anno dopo, in quanto sollevato dall’incarico a poche giornate dal termine, con la squadra terza in classifica.
Il resto della carriera di Stellone è storia recente. Dopo le parentesi tutt’altro che fortunate alla guida di Ascoli in Serie B e Arezzo in Serie C, di recente è approdato alla Reggina. Un’avventura iniziata molto bene, con la squadra in risalita, ma che non è riuscita, causa anche i guai societari, ad agguantare la zona playoff. In attesa di scoprire di più sul futuro degli amaranto, Roberto Stellone si gode il meritato riposo dopo una stagione difficile. Un momento di calma apparente prima di rimettersi in gioco e dare tutto per ciò che ama di più: il gioco del calcio.