Il ruolo dell’arbitro: parla Robert Madley

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Dalla Terza categoria alla Serie A, in qualunque incontro di gioco, la figura del direttore di gara è la più discussa ma è anche quella imprescindibile. Il ruolo dell’arbitro è controverso e da sempre aiuta i vinti a trovare un buon alibi per le proprie mancanze grazie alla, secondo il loro parere, discutibile direzione del match.

Certamente, per chiunque intraprenda questo impervio percorso, è complicato riuscire a superare gli step delle categorie più basse, raggiungere il professionismo ed arbitrare quindi in Serie A. Difficile è anche saper reggere le pressioni che in campo si devono subire: se i calciatori han di fronte la compagine “nemica”, per l’arbitro gli avversari si trovano ovunque.

Le due squadre, i componenti delle rose, gli allenatori e persino il pubblico sugli spalti: tutti sono sempre pronti a criticare e a giudicare l’operato del direttore di gara. Quindi, se non si svolge questo ruolo con estrema passione e dedizione, quello che può apparire come un passatempo, in realtà, rischia irrimediabilmente di diventare un vero e proprio incubo.

L’arbitro di Premier League: quando le pressioni diventano insopportabili

Poco tempo fa, il fischietto inglese Robert Madley, s’è lasciato andare con uno sfogo sincero, attraverso il sito web “The Athletic”, molto in voga in Nord America e in Gran Bretagna. Il ragazzo classe ’85, che in questa stagione è chiamato a dirigere le gare di League One e League Two, s’è voluto confidare ed ha voluto spiegare a tutto il mondo quanto sia difficile reggere determinate pressioni.

“Ad Old Trafford, quando esci dallo spogliatoio degli arbitri, ti ritrovi nel tunnel. E’ in discesa, non vedi il campo. Hai davanti a te 22 multimilionari. Il cuore ti batte. Devi mantenere il controllo. Ci sono 75.000 persone là fuori pronte a sbranarti. Se ho invitato mia madre allora ho un fan. Se non l’ho fatto, non ho nessuno dalla mia parte”.

Dalle frasi di Madley possiamo constatare come nella mente di un professionista esista ed alberghi il terrore puro. Il ruolo dell’arbitro è visto come un lavoro difficile e, allo stesso tempo, per nulla gratificante. Emblematica l’immagine che il ragazzo britannico pone in relazione ai tifosi, visti come fiere pronte a sbranarlo. 

Chissà che, però, proprio grazie a queste dichiarazioni, altri direttori di gara non possano rivedersi in lui e che non possano trovare ulteriore coraggio per lanciarsi nella mischia e vivere al meglio la pressione che sempre li circonda dentro al rettangolo verde.

Il ruolo dell'arbitro: parla Robert Madley

Come il VAR ha stravolto il ruolo dell’arbitro

E’ l’inizio della stagione 2017/2018 quando la Lega Serie A decide di mettersi al passo coi tempi. La scelta è di quelle epocali: introdurre la tecnologia nel mondo del pallone. Il VAR fa dunque il suo ingresso in campo, a fianco della terna arbitrale, finalmente compagno delle figure meno ben viste all’interno del campo. I presupposti ci sono tutti, rosee sono le aspettative, ben più di quanto poi si rivelerà esser utile l’assistenza tecnologica.

Durante la prima annata di sperimentazione i tifosi hanno accolto di buon occhio anche gli errori dettati dal cattivo utilizzo del VAR. Ora, però, le polemiche sono tornate ad essere vibranti ed insistenti. La tecnologia avrebbe dovuto supportare arbitro e guardalinee, aiutandoli nelle decisioni più controverse, facendo sì che le contestazioni si spegnessero del tutto. Così non è stato ed, anzi, il polverone che si è alzato circa l’utilizzo del nuovo strumento ha alimentato con altri argomenti i dibattiti fuori dal terreno di gioco.

Con questa nuova introduzione il ruolo dell’arbitro è stato ampiamente modificato, stravolto e, talvolta, anche messo in discussione dagli stessi colleghi. Tutta questa serie di cambiamenti hanno causato soltanto la creazione di un circolo vizioso, che ad ogni gara va in scena, non aiutando a mantenere tranquilla la figura presente sul terreno di gioco. Anzi, quest’ultimo vede alimentate contro di sé polemiche sempre più aspre.

Seppur si volesse dare una mano agli arbitri, tentando di affiancar loro una squadra di collaboratori, nel tempo questo proposito è scaduto e ben altre sono state le recriminazioni. La vicinanza di altri pari ruolo ha de-responsabilizzato il vero designato a guidare la gara ed ha alimentato le feroci polemiche. Ancor meno sono gli errori accettati, ancor meno la possibilità di sbagliare e sempre più frequenti sono gli attacchi nei confronti di questa categoria.

Due problemi riscontrati ed una possibile risoluzione

Due sono i problemi riscontrati dopo l’introduzione di questa innovazione: la “presunzione” arbitrale e la mancanza di un avvicinamento tra consiglio arbitrale e tifosi, da sempre richiesto a gran voce. Una, invece, l’idea rivoluzionaria dettata da un maggior numero di direttori di gara assegnati per ogni match.

Il meccanismo utilizzato per il confronto arbitro-VAR, a seguito di una possibile errata decisione, è alquanto macchinoso. Questo, inoltre, scarica le colpe prima su uno e poi sull’altro membro del gruppo e non alimenta per nulla la serenità in campo. In definitiva, l’arbitro, peccando talvolta di presunzione, decide di confermare la scelta iniziale. 

Il secondo problema è quello relativo al fatto che gli arbitri non parlino mai con la stampa. Questo distacco non è visto di buon occhio dai tifosi ma sembra proprio che il gruppo arbitrale voglia allontanarsi dalla realtà. Sembra che questa categoria voglia innalzarsi rispetto al resto del mondo calcistico, non ritenendo opportuno dare una spiegazione circa le decisioni prese. La mancanza di dibattito e di confronto, il non voler indicare i motivi delle proprie scelte, lasciano sempre più in ombra queste figure già contestate e dibattute.

Il ruolo dell'arbitro: parla Robert Madley

Le possibili risoluzioni sono tante ma interessante quella che andremo ad analizzare. Potrebbe essere una provocazione quella di non vedere l’arbitro designato per il match in campo, bensì accomodato in sala-VAR? Questo sarebbe un ulteriore passo avanti e snellirebbe l’iter decisionale. Il direttore di gara sarebbe chiamato a prendere i provvedimenti più importanti, lasciando svolgere al collega le mansioni di routine. Non sarebbero necessari il consulto e lo scambio di opinioni, sarebbe l’uomo al VAR a decidere. 

Indubbiamente il ruolo dell’arbitro è difficile e decisivo. Talvolta le gare vengono decise da errori o da giuste interpretazioni di quest’ultimo.

Certo è che, allo stato attuale delle cose, il distacco tra calciatori e direttore di gara è ancora marcatissimo. Sarebbe sufficiente avvicinare questi due mondi, sarebbe necessario spiegare in modo chiaro il perché delle scelte, sarebbe indispensabile che l’orgoglio personale facesse spazio all’umiltà di sapersi affidare anche ai colleghi fuori dal campo, aiutanti fedeli nelle situazioni di difficoltà.

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