Lazio-Atletico Madrid (1-1): analisi tattica e considerazioni

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La Lazio evita la sconfitta casalinga nella prima uscita interna di questa Champions League contro l’Atletico Madrid grazie alla prodezza di Provedel all’ultimo respiro di una partita folle, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. All'”Olimpico” finisce 1-1, con gli spagnoli passati in vantaggio nel primo tempo attorno alla mezz’ora grazie ad una conclusione dal limite dell’area di Barrios, la cui traiettoria viene aggiustata in porta dalla deviazione decisiva di Kamada. Forte del vantaggio e della solidità del proprio castello difensivo, la squadra di Simeone gestisce e controlla la ripresa. I biancocelesti sbattono contro il muro iberico, ma al minuto 95 succede l’impensabile. Provedel sale in area per l’ultimo corner, sui cui sviluppi Luis Alberto disegna un cross perfetto. L’ex portiere dello Spezia, lasciato completamente libero, si avventa sul pallone come un attaccante e segna la rete del pareggio che fa calare il sipario sul match. 

Andiamo a rivivere la storia tattica di questo Lazio-Atletico Madrid attraverso la nostra analisi. Prima però, come sempre, diamo una rapida occhiata alle formazioni iniziali.

Sarri si affida al consueto 4-3-3 con alcune novità rispetto ai titolari canonici. Tra i pali ovviamente Provedel, linea difensiva con Pellegrini e Marušić terzini e Patric a fare coppia con Romagnoli in mezzo. Cabina di regia affidata a Vecino, affiancato dagli inamovibili Kamada e Luis Alberto. Nessuna variazione al fronte offensivo, dove al centro troviamo Immobile e ai suoi lati Zaccagni e Felipe Anderson.

Simeone vara, invece, il 3-5-2. A protezione di Oblak giocano Savić ed Hermoso, guidati dal centrale Witsel. Molina e Lino agiscono sugli esterni, mentre la linea mediana è composta da Llorente e Saúl ai fianchi di Barrios. Morata è il riferimento avanzato, supportato alle spalle dal mobilissimo Griezmann.

Analisi tattica Lazio-Atletico Madrid, primo tempo: il pragmatismo iberico schianta la pazienza biancoceleste

Il copione dell’analisi tattica di Lazio-Atletico Madrid appare piuttosto scontato ed evidente già nella prima frazione di gioco. Da una parte gli spagnoli, sempre compatti e attentissimi a non concedere il ben che minimo spazio ai biancocelesti. Dall’altra, i padroni di casa che provano a far valere la superiore qualità, soprattutto a centrocampo e sugli esterni, per aprire il castello difensivo cholista.

Gli ospiti fanno grande densità in mezzo al campo per chiudere eventuali sbocchi centrali tra le linee, dove ora le mezz’ali, ora gli esterni offensivi laziali cercano d’infilarsi. Per far questo, i tre centrocampisti di Simeone più Griezmann sono costretti ad un dispendioso lavoro in copertura. Il francese va a uomo su Vecino. Saúl e Llorente si sdoppiano nel marcare Luis Alberto e Kamada sul giro-palla dei difensori, per poi scalare sui terzini quando la manovra laziale si apre esternamente. Sull’uscita, lo stesso Griezmann o Barrios ruotano su Luis Alberto, individuato come l’uomo-chiave a cui va precluso ogni spazio o comunque che non deve avere ricezioni comode per poter verticalizzare.

La squadra di Sarri, vedendosi bloccate le principali fonti di gioco, deve necessariamente muovere con pazienza il pallone e passare dalle fasce per aprire le maglie della difesa avversaria. I quinti di Simeone rimangono sempre molto bassi, per cui c’è un minimo di possibilità per Pellegrini e Marušić per portare palla su. Gli appoggi in verticale sulle ali rappresentano l’unica opportunità per avvicinarsi alla trequarti avversaria. Felipe Anderson viene molto dentro al campo, ma è poco ispirato. Diversamente da Zaccagni, che può contare sulla spinta dell’ex terzino dell’Eintracht e converge internamente palla al piede, dove riesce a saltare con continuità Molina. I problemi sorgono a questo punto, dato che negli ultimi 16 metri l’Atletico non concede praticamente nulla, con Immobile mai messo nelle condizioni di far male e raramente imbeccato in profondità.

Lazio-Atletico Madrid (1-1): analisi tattica e considerazioni

Lazio-Atletico Madrid, analisi tattica: il gol degli ospiti

Come presentata fin qui in questa analisi tattica, la partita dell’Atletico Madrid in casa della Lazio è prettamente difensiva. Gli unici raggi di luce che illuminano il gioco degli iberici arrivano da quel maldito diablo di Griezmann. Il fantasista francese parte come seconda punta, ma in realtà è a tutti gli effetti un tuttocampsita. Oltre al prezioso lavoro oscuro in fase di copertura, l’ex Barça funge da vero regista della squadra. Gestisce il ritmo, si abbassa tanto per venire a giocare il pallone per poi seguire a rimorchio e dà qualità alla manovra.

Dato che abbandona spesso la trequarti offensiva, a dare supporto offensivo a Morata ci pensano le due mezz’ali, mentre i quinti garantiscono profondità, approfittando della difesa laziale sempre molto stretta. Lino parte decisamente bene, con grande intraprendenza sulla sinistra. Ma al minuto 29 è Molina a essere decisivo. L’argentino viene imbeccato sulla destra e trova l’appoggio di Barrios dal limite dell’area. Il classe 2003 lascia partire una conclusione neanche tanto irresistibile, ma che viene deviata in porta da Kamada. L’Atletico passa in vantaggio con un gol trovato più che costruito.

La Lazio patisce inevitabilmente il colpo, mentre la squadra di Simeone, rinfrancata, gestisce la gara palleggiando. A complicare le cose per gli uomini di Sarri arriva, al minuto 38, l’infortunio di Pellegrini, costretto ad abbandonare il campo. Al suo posto entra Lazzari, che si posiziona sulla destra, con conseguente spostamento di Marušić a sinistra.

Analisi tattica Lazio-Atletico Madrid, il secondo tempo: un pareggio insperato

Il canovaccio dell’analisi tattica di Lazio-Atletico Madrid prosegue nella ripresa sulla falsa riga del finale del primo tempo. Ossia con i padroni di casa costretti ad inseguire non soltanto il risultato, ma anche il pallone. A migliorare ulteriormente la qualità del palleggio iberico contribuisce il cambio effettuato da Simeone durante l’intervallo. Dentro Giménez, fuori Barrios. L’uruguaiano si piazza al centro della difesa, consentendo così a Witsel di avanzare nella sua posizione naturale di centrocampista. In più c’è il solito Griezmann, che può ora agire più avanti, tra le linee, dove fa letteralmente impazzire Vecino e svaria ovunque voglia senza che nessuno degli uomini in mediana della Lazio riesca ad arginarlo.

A rendere ancor più frustrante la situazione in campo per i capitolini c’è anche il fatto che, seppur qualche volta gli ospiti si concedano qualche errore (anche grave) nel palleggio, questi riescano comunque a ripiegare difensivamente con estrema velocità, serrando i reparti. Vanno a vanificare anche quelle poche occasioni più ghiotte che capitano ai biancocelesti, ormai supportati più da folate individuali ed occasionali che non da una manovra fluida e ragionata.

Di fronte a queste difficoltà dei suoi, Sarri si gioca una doppia sostituzione poco dopo l’ora di gioco. Entrano Guendouzi e Isaksen per Kamada e Felipe Anderson. Il tecnico toscano cerca maggiore dinamismo e intensità sul lato destro, quello dove la squadra ha punto meno, oltre che maggiore sostegno alla fase offensiva. Simeone vuole invece energie fresche per continuare a tenere palla, per cui, al minuto 75, manda dentro Correa, in luogo di Witsel. Il neoentrato va a giocare dietro Morata, retrocedendo Griezmann al ruolo di mezz’ala sinistra con Saúl regista. Pochi minuti dopo, concede riposo a Lino per inserire l’intraprendente Riquelme sulla sinistra.

Sarri si gioca le ultima carte Pedro e Cataldi per un esausto Vecino e Zaccagni. Negli ultimi minuti, la Lazio porta tutti gli effettivi nella metà campo avversaria, mentre l’Atletico si barrica a protezione dell’area con un impenetrabile 5-4-1. I padroni di casa caricano a testa bassa, ma anche quando raramente trovano delle brecce nel muro biancorosso, devono poi fare i conti con un insuperabile Oblak. Fino a quando, al 95′, sugli sviluppi di un corner sul quale sale anche Provedel avviene l’incredibile. Il portiere, lasciato completamente da solo, realizza il gol dell’1-1 di testa su un perfetto cross dentro di Luis Alberto.

Lazio-Atletico Madrid (1-1): analisi tattica e considerazioni

All’ultimo respiro, i biancocelesti guastano il ritorno a Roma di Simeone ed evitano una beffarda sconfitta all’esordio in Champions.

Lazio-Atletico Madrid, le considerazioni finali

Concludiamo questa nostra analisi tattica di Lazio-Atletico Madrid con qualche breve riflessione. Come volevasi dimostrare, questa partita d’esordio per i biancocelesti era tutt’altro che facile. Soprattutto perché la squadra di Simeone ha grande esperienza e si è presentata all'”Olimpico” con un piano di gara studiato nei minimi dettagli. I padroni di casa sono stati bravi a non cadere nella tentazione di affrettare le giocate, ma cercare di giocare sfruttando le proprie qualità. Dopo il gol subito, però, sono emerse quelle fragilità che stanno accompagnando i biancocelesti in questo avvio di stagione. Difficoltà di natura tecnica, vedi Immobile molto al di sotto dei propri standard, ma anche mentale, basti pensare che solo a metà ripresa la squadra è tornata a calciare verso la porta avversaria. Di buono, dunque, c’è soltanto il punto conquistato, che evita una partenza ad handicap che non avrebbe aiutato in questo delicato momento dell’anno.

Chi di gol beffardo ferisce, di gol beffardo perisce. Ed è così che Simeone vede guastato il suo ritorno all'”Olimpico” nella maniera più impronosticabile. E pensare che tutto stava procedendo esattamente secondo i dettami del Cholismo. Difesa arcigna, compattezza, grande fisicità e fede in Oblak. Una partita avviata sui binari prediletti, quelli del pragmatismo e del minimalismo, che però hanno sottratto agli spagnoli la spinta per affondare il colpo del definitivo ko. Come se non bastasse, poi, dopo aver annullato Immobile e Felipe Anderson, limitato il più possibile Zaccagni e Felipe Anderson, non aver sofferto i nuovi innesti laziali, la difesa spagnola si è presa il lusso di perdersi al centro dell’area un temibile colpitore di testa come Provedel!

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