Il mondo calcistico di oggi ci ha abituati ad un imperversare di machismo rude, sfottò oltre il limite e comportamenti per nulla appropriati al contesto. Eppure ogni tanto c’è qualche eccezione, quella rarità che ci fa innamorare sempre più di questo gioco. Ci sono storie difficili da raccontare per quanto belle ed intrinseche di emozioni, ed una di queste è sicuramente quella di Luis Enrique.
Il rapporto tra l’Italia e Luis Enrique
In Italia non viene ricordato molto bene, almeno per i risultati sul campo; la sua esperienza alla Roma può definirsi un flop e le due parti non si sono lasciate bene, almeno con la società. Al contrario, i tifosi giallorossi hanno avuto un feeling speciale con l’iberico, i due caratteri focosi combaciavano alla perfezione, anche dopo l’addio. “Ha avuto un peso anche il minuto di silenzio sui campi, compreso quello della Roma. I tifosi mi sono stati vicini anche se a Roma sono stato solo un anno e non è neanche andata bene. Non lo dimenticherò mai”: così commentava il supporto ricevuto dalla curva romanista l’attuale ct della nazionale spagnola in uno dei momenti più tristi della sua vita. Eppure da quel tragico evento è rinato un uomo, riuscendo ad andare avanti per lei, per renderla orgogliosa del suo papà.
Se la sua reputazione calcistica non era delle migliori nel Bel Paese, sicuramente si è riabilitata con la semifinale giocata sabato scorso. Già nella conferenza prepartita aveva speso delle belle parole nei confronti degli Azzurri: “Se vince la Spagna, fantastico. Altrimenti tiferò Italia”. Quel legame con il nostro Paese è rimasto indissolubile, e gli italiani gliene hanno dato atto. In campo vanno dati tanti meriti alla sua Spagna che ha saputo mettere in seria difficoltà la squadra di Mancini, forse per la prima volta in questo Europeo. Sul piano del gioco hanno dominato, ma, come storia nota, in finale ci vola l’Italia grazie alla lotteria dei rigori.
Dopo un epilogo del genere, chiunque avrebbe rigurgitato ai microfoni tutta la propria frustrazione. Invece Luis Enrique si è dimostrato ancora una volta un uomo prima che un allenatore. “Non è una serata triste per me, faccio i complimenti all’Italia, eravamo tra le otto che potevano ambire alla vittoria finale. Ora torniamo a casa sapendo di esser stati tra i migliori”. D’altronde cosa ci si può aspettare da un allenatore che nel mezzo della partita scherza con il giocatore che lo stava per buttare fuori dalla competizione.
È doveroso concludere con una lezione impartita da un omaccione classe 70 al mondo dei bambini, un ambiente con cui è entrato in una particolare sintonia. “Sono stanco di vedere le lacrime nei tornei di ragazzi o bambini, non so perché piangano. Devi iniziare a gestire la sconfitta, a congratularti con il tuo avversario e insegnare ai bambini a non piangere. Devi alzarti e congratularti con il vincitore”.