Monza-Juventus (1-0): analisi tattica e considerazioni

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Il Monza ottiene la sua prima storica vittoria in Serie A nel soleggiato pomeriggio della giornata 7 di campionato. Un successo impreziosito ancor di più dal fatto che a soccombere all'”U-Power Stadium” è la Juventus, ormai incapace di risorgere dalle proprie ceneri. Mattatori del trionfo sono Gytkjaer, autore del gol dell’1-0 al minuto 74 e, soprattutto, Raffaele Palladino, subentrato in settimana a Giovanni Stroppa ed esordiente assoluto nella massima serie da allenatore. I padroni di casa dominano e sovrastano in determinazione e personalità gli ospiti, affossati ancora di più in un tunnel di insicurezza del quale ancora non si vede l’uscita. Andiamo a spiegare questa sorprendente vittoria del Monza sulla Juventus attraverso la nostra analisi tattica. Prima, però, diamo una rapida occhiata alle formazioni.

Palladino presenta un 3-4-2-1. Di Gregorio confermato titolare tra i pali, difesa comandata in mezzo da Pablo Marì, con Izzo e Marlon ai suoi lati. A centrocampo, coppia di sostanza e qualità con Sensi e Rovella, mentre a tutta fascia agiscono Carlos Augusto e Ciurria, alla prima da titolare. Davanti, in assenza di Petagna, c’è Mota, supportato alle spalle da Caprari e Pessina.

Tra assenze per infortuni e squalifiche, i bianconeri, guidati in panchina da Landucci, si affidano comunque al 4-3-3. Perin in porta, coppia centrale di difesa formata da Gatti e Bremer, con De Sciglio e Danilo sugli esterni. Paredes in cabina di regia e Miretti e McKennie da mezz’ali. Tridente offensivo con Vlahovic punta centrale e Di Maria e Kostic larghi.

Primo tempo: poca Juve contro un Monza propositivo

Le attenzioni dell’analisi tattica di Monza-Juventus sono soprattutto concentrate sulla nuova versione dei padroni di casa messa a punto da Palladino. In primis, i biancorossi cercano sempre di giocare palla a terra, coinvolgendo fin da subito i difensori. Sensi e Rovella fungono da playmaker bassi cui è affidata la costruzione della manovra. In secundis, vengono molto ricercati gli esterni, soprattutto la fascia mancina. Qui, infatti, Caprari si allarga spesso e beneficia delle sovrapposizioni di Carlos Augusto per aprire la difesa juventina, impegnando sia De Sciglio che Gatti in uscita.

Monza-Juventus (1-0): analisi tattica e considerazioni

Diverse sono le situazioni costruite, che vanno alla ricerca della punta Mota o dell’esterno opposto Ciurria che attacca sul lato debole. Pedina determinante per garantire qualità sulla trequarti e superiorità numerica è il capitano Pessina. Se Caprari ama partire largo e ricevere nei piedi per puntare l’uomo, l’ex Atalanta svaria invece sul tutto il fronte. Va a cercarsi la posizione sul lato forte agendo tra le linee e sfuggendo alla marcatura del centrocampo bianconero. In più, in fase di non possesso, svolge un preziosissimo lavoro oscuro in marcatura su Paredes.

A favorire la circolazione dei brianzoli è anche il movimento di Mota. L’attaccante di origini lussemburghesi, infatti, non rimane statico in avanti, ma partecipa attivamente alla manovra. Sia venendo incontro per suggerire un appoggio ai compagni. Sia defilandosi e attaccando la linea bianconera in profondità in situazioni di transizione veloce, nate da palla recuperata. 

L’atteggiamento e l’organizzazione del Monza, oggetto principale di questa analisi tattica, mettono in grande difficoltà la Juventus, costretta a difendere molto bassa e incapace di innescare i propri uomini d’attacco.

Analisi tattica Monza-Juventus: la confusione dei bianconeri

I problemi della squadra di Allegri sono piuttosto palesi e gli ultimi risultati negativi ne sono la dimostrazione lampante. Tuttavia, a preoccupare sono anche le prestazioni sottotono e impalpabili. E quella contro il Monza non fa, ovviamente, eccezione. 

Miretti è il giocatore che si dimostra sempre più propositivo, giocando più alto rispetto ai compagni di reparto. Il classe 2003 va a cercare spazio tra le linee per poter ricevere e servire Vlahovic in verticale. Una delle novità messe in campo riguarda lo schieramento di De Sciglio a destra e Danilo dall’altra parte. Con Kostic, il brasiliano costituisce il motore principale dell’attacco bianconero sul binario mancino. L’aggressività del Monza fa però emergere ben presto i disagi della Vecchia Signora.

La marcatura a uomo di Pessina su Paredes taglia l’argentino dalla costruzione della manovra, costringendo a ripiegare sul giro-palla orizzontale dei difensori. Se Miretti e Di Maria non vengono trovati, poi, cala il buio sull’azione bianconera. I diversi recuperi sulla trequarti avversaria ad opera dei centrocampisti nei primi 15 minuti lasciano spazio a tanti errori tecnici, anche non forzati.

Monza-Juventus (1-0): analisi tattica e considerazioni

Dal punto di vista tattico, la squadra di Allegri soffre il movimento di uomini e palla dei biancorossi, non riuscendo mai ad accorciare coi tempi giusti. I tre giocatori d’attacco si alzano sui centrali, mentre Miretti e Mckennie prendono in consegna Sensi e Rovella. Spesso anche Paredes avanza in pressione, mentre Pessina non viene mai preso da nessuno e riesce a creare superiorità. Il mediano argentino le prova tutte per liberarsi dalla marcatura dell’ex Atalanta, abbassandosi tra i due centrali. Il gioco non decolla e i bianconeri finiscono per essere dominati da un Monza che non ha paura di portare quasi tutti i propri effettivi nella metà campo avversaria.

Col baricentro troppo basso, si aprono anche spazi per tiri da fuori, anche se i padroni di casa non trovano lo specchio della porta o concludono debolmente. Landucci prova a correre ai ripari sistemando i suoi con un 3-5-1-1. De Sciglio si alza sulla destra, mentre Danilo stringe vicino a Bremer. Questa soluzione, che cambia l’analisi tattica di Monza-Juventus, dovrebbe servire a fare entrare maggiormente in partita Di Maria.

Monza-Juventus (1-0): analisi tattica e considerazioni

Il Fideo è infatti ora chiamato a fungere da raccordo fra i reparti per legare il gioco. La mossa non sortisce gli effetti sperati, perché porta l’argentino troppo lontano dalla trequarti offensiva. L’ex PSG si abbassa fin troppo, anche nella propria metà campo, per giocare il pallone, ma non viene mai mollato da Izzo. Tale situazione porta, al minuto 41, al primo episodio chiave del match: l’espulsione del numero 22 per un gesto di reazione sul difensore napoletano. 

Monza-Juventus (1-0): analisi tattica e considerazioni

Senza il proprio giocatore migliore, con Kostic poco incisivo e Vlahovic lasciato a battagliare da solo contro Marì e compagni, si spengono le speranze della Juventus. Si chiude così 0-0 la prima frazione.

Secondo tempo: il Monza porta a casa la sua prima storica vittoria

Il canovaccio dell’analisi tattica di Monza-Juventus non varia nella ripresa. I brianzoli continuano a dominare, beneficiando dell’inferiorità numerica dei bianconeri. Questi si risistemano con un 3-5-1, faticando moltissimo a portare il pallone in avanti, se non con lanci lunghi verso Vlahovic. Il serbo è però troppo isolato e non c’è mai nessuno a seguire l’azione per supportarlo o per raccogliere le sue sponde.

Qualche fugace tentativo arriva solo con Miretti e McKennie. In particolare, il texano, dopo un primo tempo assolutamente impalpabile, riesce a muoversi in verticale senza palla, vestendo poi i panni del rifinitore. Al netto di questo però, la squadra guidata da Landucci appare sfiduciata, passiva e senza idee.

Quella di Palladino, invece, è assolutamente dentro la gara e accentua ulteriormente la propria supremazia. Lo sviluppo dell’azione passa sempre dal lato destro, dove i brianzoli trovano l’uscita con l’uomo in più. I tre centrocampisti della Juventus, infatti, devono fare i conti con Rovella, Sensi e Pessina, ovviamente. Ma anche con Izzo, che nel secondo tempo passa a destra. Al minuto 54, Palladino infatti effettua un triplo cambio che si rivela decisivo. Dentro Barberis, Caldirola e Gytkjaer per Sensi, Mota e Marlon.

Il sistema di gioco non varia. A cambiare, in positivo, è invece la struttura della squadra. Izzo, come anticipato, passa a destra, dove accompagna costantemente l’azione e fa valere la qualità del suo piede forte per rifinire l’azione con diversi traversoni dentro. In mezzo all’area, il Monza perde mobilità, ma guadagna fisicità, proprio in un momento in cui la difesa bianconera comincia sinistramente a scricchiolare nel mezzo, con Gatti che non riesce più a prendere le misure in marcatura sul centravanti avversario.

E non a caso, al minuto, 74, il neoentrato danese castiga gli ospiti sfuggendo alla marcatura dell’ex Frosinone e deviando davanti a Perin un cross, sempre da destra, di Ciurria. Il Monza si porta così in vantaggio.

Monza-Juventus (1-0): analisi tattica e considerazioni

Analisi tattica Monza-Juventus: la reazione bianconera allo svantaggio

Per agguantare il pareggio, Landucci si affida alle poche risorse disponibili in panchina. Pochi minuti dopo lo svantaggio, inserisce Kean per Kostic, per dare più sostegno a Vlahovic e sistemandosi con un 4-3-2, invertendo di fascia Danilo e De Sciglio. Poi, al minuto 86, dentro Fagioli e Soulé per Miretti e lo stesso ex terzino del Milan, con conseguente passaggio ad un disperato 3-3-3. Il giovane argentino si colloca largo a destra nel tridente offensivo, mentre l’ex Cremonese viene a giocare da mezz’ala destra.

L’assalto finale non sortisce però alcun effetto, anche perché i bianconeri non sfruttano a dovere alcuni calci piazzati, unica soluzione di gioco rimasta per rendersi pericolosi. Il Monza riesce a difendersi senza troppo affanno, proteggendo il vantaggio e chiudendo con la difesa a 4, per mezzo dell’ingresso di Birindelli in luogo di Carlos Augusto.

Analisi tattica Monza-Juventus: le considerazioni finali

Non poteva cominciare meglio l’avventura di Raffaele Palladino sulla panchina biancorossa contro la sua ex squadra. Il tecnico napoletano in pochi giorni è già riuscito a imprimere un’impronta chiara ai suoi giocatori, partendo da alcuni capisaldi dei suoi maestri Gasperini e Juric. Il Monza visto contro la Juventus e che vi abbiamo presentato in questa analisi tattica è propositivo, gioca con personalità, anche a costo di prendersi qualche rischio. Esprime qualità, determinazione e, soprattutto, corre tanto: ingredienti imprescindibili per potersi ritagliare uno spazio nel massimo campionato.

Per quanto concerne i bianconeri, invece, la reazione post-Benfica tanto acclamata non si è vista per nulla. Oltre alle difficoltà tecniche e fisiche, la squadra denuncia anche un serio problema mentale, che si riflette nella prestazione e, soprattutto, nei comportamenti dei giocatori. L’episodio dell’espulsione di Di Maria ne è la dimostrazione lampante. Il mantra ripetuto più volte è testa bassa e pedalare, ma allo stato attuale, la Juventus non sta seguendo la ricetta. Non pedala (anzi, cammina) e rimane con la testa china solo per coprire la delusione e chiedere l’umile perdono dei propri tifosi per l’ennesima deludente partita senza vittoria.

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