Con la Serie A appena conclusa, diamo il via a una nuova rubrica targata 11contro11 in cui analizziamo l’andamento delle partecipanti. In particolare, in questo articolo ci soffermeremo sulla stagione della Fiorentina, che ha concluso l’annata piazzandosi in tredicesima posizione, a braccetto con l’Udinese.
La stagione della Fiorentina: voto 5
La stagione della Fiorentina non si può considerare sufficiente. Le premesse dell’ambizioso Rocco Commisso erano ben diverse, con l’intento di riportare la Viola almeno nella parte sinistra della classifica. La campagna acquisti estiva aveva apportato elementi di qualità: Bonaventura, Amrabat, Callejon e Martinez Quarta sembravano poter dare maggior qualità alla squadra. Invece, sono apparse troppo pesanti le cessioni di Chiesa e Veretout, con i sostituti che non sono riusciti a dare il meglio. L’ex Verona, infatti, si è acceso solo nell’ultima frazione di stagione, mentre lo spagnolo ha confezionato solo un assist. Troppo poco per accendersi agli occhi dei tifosi. Alexsandr Kokorin, d’altro canto, arrivato in inverno, tra guai fisici e scarso impiego non ha mai dato soluzione di continuità.
Continuità che, in linea di massima, è mancata anche ai risultati dei giocatori in riva all’Arno. Instabilità dovuta anche ai continui cambi tecnici, con l’esonero di Giuseppe Iachini susseguita dall’arrivo di Cesare Prandelli. Poi, l’addio al calcio in seguito alla sconfitta contro il Milan per 2-3, la nona di ritorno, e il ritorno del nativo di Ascoli Piceno. In un clima così incerto, la squadra ha mostrato un po’ di confusione e poche idee di gioco, vivacchiando di lanci lunghi dalle retrovie e poca manovra. Tra pochi alti e diversi bassi, la salvezza è arrivata alla terzultima giornata, dopo uno scialbo 0-0 esterno col Cagliari. Si conclude così l’ennesima stagione lontana dai piani alti, per una qualificazione all’Europa che manca ormai dal 2016/2017: in panchina sedeva Paulo Sousa. I fasti della Champions League 2009/2010, con il tecnico di Orzinuovi in panchina, sembrano ormai lontani. 40 punti in classifica con sole nove vittorie in totale, per una piazza come Firenze, sono un misero bottino.
Dalla Serbia con furore
Tuttavia, qualche nota positiva c’è. Innanzitutto, l’esplosione di Dusan Vlahovic, soprattutto con il lavoro di Prandelli, come ricordato dallo stesso giocatore. Il serbo classe 2000 ha totalizzato ben 21 reti, caricandosi la squadra sulle spalle e trascinandola nei momenti più bui. Tra l’altro, ha stabilito un record interessante: si tratta del giocatore più giovane ad aver segnato 17 gol prima di aver compiuto 22 anni dopo Mirko Vucinic nel 2004/2005. Anche in Nazionale ha timbrato più volte il cartellino e le voci di mercato si sono alzate, anche se per il momento sembra essere più vicino il rinnovo. Buona anche la stagione di Gaetano Castrovilli, che con i suoi 5 gol ha dato una mano importante in ottica permanenza in Serie A.
Buona anche la tenuta difensiva di Nikola Milenkovic, compagno di Vlahovic in nazionale. Spesso ha guidato la difesa con personalità e destrezza, andando anche in rete in tre occasioni. Le porte della Premier bussano. Da rimarcare, inoltre, le prestazioni di entrambi i portieri. Bartolomej Dragowski, in particolare, con le sue parate ha tenuto spesso a galla i viola in situazioni intricate. La riserva Pietro Terracciano, invece, si è dimostrato un degno sostituto, parando un rigore a Insigne e tenendo due clean sheet di fila. A livello di prestazioni singole, indimenticabile lo 0-3 in casa della Juventus, oltre all’1-1 guadagnato al Franchi, con Prandelli prima e Iachini poi. Di granitica importanza anche il 2-0 sulla Lazio al 35esimo turno, che ha di fatto garantito la salvezza.
Considerazioni finali: lontani dai vertici
Bilanciando i pro e contro, dunque, l’annata della Fiorentina non può considerarsi soddisfacente. Troppe le aspettative non attese e i passaggi a vuoto, in un anno segnato comunque dalla pandemia e dalla problematica situazione allenatore. Lo stesso Beppe Iachini, nel post partita della gara col Crotone, ha rimarcato la situazione per la guida tecnica che verrà. “Chi arriverà dopo di me troverà un gruppo di professionisti esemplari, sarà fondamentale preparare bene la stagione e dare continuità al lavoro. Creare uno spirito di entusiasmo e di unione sarà importante da subito“. Il casting per la panchina ha inizio e queste parole suonano come un mantra. La continuità, di mentalità e di spessore, serviranno alla Fiorentina per tornare nel calcio di elite. Ripartendo dagli elementi chiave e con i giusti innesti (magari dalla Primavera, vincitrice della Coppa Italia). Per non trasformare un’altra stagione in un ennesimo rimpianto.