Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

0

Torna, come ogni lunedì che si rispetti, la rubrica targata 11contro11, intitolata alle Vecchie Glorie del nostro calcio. Quest’oggi parleremo di Stefan Schwoch, un bomber di provincia che è riuscito a rimanere sempre al centro dei ricordi dei propri tifosi. Il nativo di Bolzano, infatti, ha il grande pregio di esser entrato nel cuore dei supporters di gran parte delle compagini per le quali ha giocato. A Napoli, ma soprattutto a Vicenza, lo ricordano con affetto e passione.

La carriera di Schwoch non è di quelle “tradizionali”: il centravanti trentino ha dovuto lottare e sgomitare nelle serie minori del calcio nostrano prima di riuscire ad approdare in Serie A ed in Serie B. Proprio per questo, la sua storia è tanto affascinante e coinvolgente. Dai campionati interregionali alla cadetteria, passando per C1 e C2, il ragazzo altoatesino è riuscito a diventare il capocannoniere all-time della Serie B italiana con 135 gol.

La carriera di Stefan Schwoch e le sue origini familiari

Nato a Bolzano, il cognome lo eredita dal nonno paterno. Quest’ultimo, infatti, aveva origini tedesco/polacche e si era trasferito in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Stefan Schwoch nasce il 19 Ottobre 1969, da madre siciliana e da padre abruzzese, ma vive la sua infanzia e giovinezza in Trentino Alto-Adige. Proprio qui, nel 1987, il ragazzo compie il suo esordio nel calcio dei grandi, in una società che non si trova all’interno dei radar delle grandi società. Schwoch, infatti, come già anticipato, non faceva parte del settore giovanile di un club di Serie A.

La lega interregionale e la parentesi in C2 con la SPAL

La sua prima stagione la gioca nel 1987-88, con il Passirio Merano, formazione che milita nel campionato interregionale, ossia una competizione per calciatori dilettanti. In 25 presenze, Stefan realizza 4 gol. L’anno successivo decide di cambiare casacca ma sceglie di rimanere comunque all’interno del medesimo torneo: s’accasa infatti alla Benacense Riva. In 31 apparizioni, l’attaccante fa registrare 9 centri, migliorando i numeri della stagione precedente. 

Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

Ecco che quindi, a partire dall’estate del 1989, Stefan Schwoch può finalmente vivere la prima esperienza con un club professionistico: la SPAL. Gli emiliani militano in C2 ed ingaggiano il ventenne, schierandolo da ala tornante. In 24 partite, però, l’esterno segna soltanto una rete ed immediatamente torna a giocare con un club dilettantistico. Il Crevalcore gli permette di rimanere in Emilia-Romagna e lo schiera di nuovo da punta centrale. In due anni, Stefan Schwoch realizza ben 30 gol ed attira su di sé gli occhi di numerosi club professionisti.

In C2 e C1 inizia a crescere: Pavia, Livorno e Ravenna

Il ritorno nel calcio dei professionisti avviene nell’annata 1992-93, quando il Pavia preleva Stefan Schwoch dal Crevalcore e decide di portarlo in Lombardia. Nei due anni successivi, il bomber trentino si mette in mostra e realizza 19 reti in 50 presenze. Il Livorno, infatti, nota le qualità del ragazzo e decide di ingaggiarlo. Nel 1994-95 Schwoch vive la prima grande emozione della propria carriera: con la maglia amaranto realizza 19 gol e trascina la squadra fino ai play-off. Sfortunatamente, però, la cavalcata verso la C1 si infrange sul muro del Castel di Sangro.

Nonostante l’amara delusione, Stefan Schwoch riesce a giocare il campionato di Serie C1, grazie al passaggio in Romagna, tra le fila del Ravenna. La città che fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente accoglie il bomber altoatesino e ne ispira le gesta calcistiche. Il n°9 infatti scende in campo 33 volte e gonfia le reti avversarie in 21 occasioni: la squadra, grazie ad un rendimento esaltante, agguanta la promozione in Serie B. Rimasto nella città che lo ha consacrato tra i “grandi”, nella stagione ’96-’97, Schwoch realizza 8 gol e aiuta la compagine a raggiungere l’ottavo posto in campionato, nonostante i tre punti di penalizzazione di inizio anno.

Venezia e Napoli: l’esordio in Serie A e la parentesi al Torino

Dopo due anni così esaltanti, Stefan Schwoch non rimane indifferente nemmeno ai più grandi presidenti delle squadre italiane. Maurizio Zamparini, infatti, decide di portarlo a Venezia, per provare a fare il grande salto di categoria: corre l’anno 1997. In quella stagione, l’attaccante sarà guidato da mister Walter Novellino e riuscirà, a fine campionato, a raggiungere il sogno della promozione in Serie A.

Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

Il 13 Settembre 1998 Stefan Schwoch compie il suo esordio in massima serie. In 14 apparizioni complessive, però, le reti sono soltanto due. Il Napoli, società ambiziosa militante in cadetteria, decide di portare il n°9 in Campania. Nella seconda parte di stagione egli realizzerà 6 gol in 22 presenze. Durante l’anno ’99-’00, vestendo ancora la maglia azzurra, il centravanti ritrova l’allenatore che fino a quel momento lo aveva ispirato più di tutti: Walter Novellino. Come successo anche a Venezia, Schwoch si esalta e trascina la società fino alla promozione in Serie A: sarà proprio lui a segnare il gol decisivo per raggiungere il massimo campionato.

Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

Dopo aver fatto registrare la sua annata più prolifica (con ben 22 gol), Stefan Schwoch rimane in Serie B e si unisce al Torino. Nella prima parte di stagione gioca poco, poiché chiuso dal compagno di reparto Ferrante. Anche il mister, Gigi Simoni, non lo considera troppo e lo relega ai margini della rosa. A Gennaio 2001, però, le circostanze cambiano: il nuovo tecnico, Camolese, lo reintegra tra i titolari ed anche Ferrante lascia il Piemonte per trasferirsi all’Inter. Con 31 presenze e 8 reti, Schwoch guida la squadra al primato in campionato e alla promozione in Serie A.

La lunga storia d’amore con il Vicenza

Nell’estate del 2001, infine, Stefan Schwoch sposa il progetto di quel che sarà il suo ultimo club, il Vicenza. La formazione è appena retrocessa dalla Serie A ed il bomber nel primo anno la guida ad una facile salvezza, segnando 13 gol. Nei due anni successivi, il n°9 ha il piacere di lavorare con due tecnici che saranno protagonisti in Serie A negli anni a venire: Mandorlini e Iachini. 

Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

Il 2004-05 è l’anno più duro per il club: la squadra non riesce ad ingranare e nei play-out contro la Triestina, il Vicenza perde e retrocede in Serie C1. Soltanto un ripescaggio riesce a salvare la compagine veneta, che può così iscriversi al campionato cadetto. A 36 anni, nel 2005, Schwoch non gioca e perde di vista il campo. Nella seconda parte di stagione, però, sulla panchina bianco-rossa si siede Camolese, che già aveva rinvigorito l’attaccante durante l’esperienza a Torino. Con la realizzazione di 5 marcature è proprio il classe ’69 a regalare tre vittorie ed un pareggio fondamentali: solo così i veneti riescono a raggiungere la salvezza.

Nell’anno ’06-’07, poi, Stefan Schwoch supera Paolo Rossi per numero di gol segnati con la casacca vicentina. Con 37 partite disputate, il centravanti fa registrare il record di presenze in una sola stagione a Vicenza. Nel 2008, infine, il 1° Giugno, Schwoch scende in campo per l’ultima volta prima di ritirarsi dal calcio giocato. 

Il post-carriera di Stefan Schwoch

Ritiratosi a fine stagione 2007-2008, l’ormai ex-centravanti della squadra veneta si unisce allo staff del club. Infatti, la società lo ingaggia e lo nomina DS della compagine bianco-rossa. L’esperienza durerà poco e per vari anni Schwoch rimarrà lontano dai riflettori. Egli, infatti, diverrà consulente finanziario e si allontanerà dal mondo del calcio.

Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

Nel 2018, però, l’emittente televisiva DAZN lo contatta e gli offre un posto in squadra. Da quel momento, dunque, l’attaccante più prolifico di sempre della Serie B diventa telecronista durante le partite della serie cadetta nostrana.

Le curiosità di una carriera vissuta alla grande

Numerose sono le curiosità che circondano la vita e le vicende del capocannoniere della nostra Serie B. La prima è quella legata al suo look: capelli lunghi e folti, fascetta elastica per provare a domarli, aspetto che rispecchi ciò che Schwoch sente dentro di sé. Questa particolarità lo ha reso “diverso” rispetto agli altri e lo ha avvicinato ancor di più ad uno dei suoi eroi d’infanzia. Ecco che qui giungiamo alla seconda curiosità: il n°9 ha ammesso di essersi sempre ispirato a Batistuta, che ha in comune con il ragazzo trentino non solo l’istinto del grande attaccante ma anche il taglio di capelli.

Un altro interessante aneddoto è legato all’esperienza napoletana. Fu infatti Schwoch a segnare il gol vittoria valido per la promozione dei partenopei in Serie A. A distanza di 20 anni da quell’evento, ancora oggi, tifosi ed attaccante ricordano quegli attimi con un misto di gioia e di commozione.

Vecchie Glorie: parliamo di Stefan Schwoch

L’ultima curiosità riguardante Stefan Schwoch è quella relativa a due allenatori: Novellino e Camolese. Entrambi, infatti, sono stati importanti per la carriera del centravanti classe ’69. Il primo è associato alle prime due promozioni del n°9 in Serie A, a Venezia e a Napoli. Il tecnico italiano è stato fondamentale per la crescita del bomber ex-Vicenza: in due stagioni, quest’ultimo ha infatti realizzato ben 43 gol, tra Serie B e Coppa Italia. Il secondo, invece, ha risollevato il ragazzo in due occasioni, spinose e potenzialmente deleterie per il suo sviluppo. Camolese ha allenato Schwoch al Torino e al Vicenza, riportando il “9” al centro del progetto tecnico societario, dopo un periodo di appannamento e di lontananza dal campo.

Cosa ci ha insegnato Stefan Schwoch?

Sicuramente la storia di Schwoch non può che farci riflettere sul valore dell’uomo e del calciatore che abbiamo provato a raccontare. Nato a Bolzano e cresciuto tra i dilettanti, l’attaccante altoatesino rappresenta quasi un “unicum” all’interno del panorama calcistico italiano. Con 468 gare disputate e 178 gol segnati, egli è riuscito ad entrare nel libro dei record del calcio italiano.

Carriere come quelle del classe ’69 sono rare da trovare, soprattutto in un calcio sempre più “schiavo” dei procuratori e dei potenti uomini-mercato. Vedere come Schwoch sia entrato nel cuore dei propri tifosi emoziona chi legge le pagine della sua storia; osservarne la crescita e lo sviluppo fa comprendere quanto la costanza e la determinazione siano valori fondamentali per lo sport. 

Stefan Schwoch ci ha insegnato a credere nei nostri sogni, ci ha fatto capire quanto si possa crescere, anche partendo dal basso. In definitiva, le vicende del centravanti trentino sono un inno alla resilienza. Dai dilettanti alla Serie A il passo è lungo ma nulla è impossibile se si confida fortemente nei propri desideri.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui