Vecchie Glorie: parliamo di Salvatore Fresi

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La consueta rubrica “Vecchie Glorie”, targata 11contro11, continua a ripercorrere le gesta di alcuni celebri difensori del passato. Dopo aver ripercorso le carriere di Gaetano Scirea e Guglielmo Stendardo, oggi è la volta di un altro ex di Juventus e non solo: Salvatore Fresi. Uno stopper che, dopo una lunga gavetta, è riuscito ad affermarsi in Serie A ad alti livelli, con i bianconeri e con l’Inter, e con altre compagini quali Salernitana, Bologna, Napoli e Perugia. Le migliori caratteristiche: leadership, carisma e forza fisica.

La carriera di Salvatore Fresi: l’esplosione di Salerno

Salvatore Fresi nasce il 18 gennaio 1973 a La Maddalena, comune di poco più di diecimila abitanti sito nell’omonima isola dell’omonimo arcipelago della provincia di Sassari. Sin da giovanissimo dimostra agli addetti ai lavori tutte le proprie qualità, al punto di compiere la propria trafila di settore giovanile tra quello della Fiorentina e quello del Foggia. Proprio con la maglia rossonera cresce sotto l’ala protettrice di Delio Rossi, allievo di chi, nel capoluogo pugliese, ha fatto la storia del club all’insegna del calcio spettacolare: Zdenek Zeman. E proprio il trainer romagnolo decide di portarlo con sé alla Salernitana, nella prima esperienza da professionista.

Vecchie Glorie: parliamo di Salvatore Fresi
Salernitana 1994/1995: in alto, da sinistra, Ricchetti, Iuliano, Strada, Fresi, Tudisco e Chimenti; in basso, da sinistra, Facci, Breda, Grimaudo, De Silvestro e Pisano.

Dopo un inizio di stagione complicato, più per questioni extra-campo che altro, la compagine campana comincia a ingranare. Fresi, in particolare, riesce a imporsi come titolare, contribuendo alla promozione in Serie B dopo aver eliminato, ai playoff, Lodigiani e Juve Stabia. La stagione successiva, insieme a Mark Iuliano, compone una coppia di centrali di altissimo livello, con i granata che sfiorano, addirittura, il doppio salto di categoria. Nel frattempo il difensore sardo attira su di sé le attenzioni dei top club italiani, con l’Inter di Massimo Moratti che decide di puntare 7 miliardi di lire su di lui, acquistandone il cartellino.

La Coppa Uefa in nerazzurro e le parentesi lontano da Milano

L’esperienza nerazzurra di Salvatore Fresi dura quattro stagioni, contraddistinte da 123 partite giocate tra le varie competizioni e la soddisfazione di alzare al cielo la Coppa Uefa del 1998, giocando al fianco di tantissimi campioni. A livello personale, poi, resta particolarmente memorabile la data del 5 gennaio 1997. A San Siro, infatti, la Roma viene sconfitta 3-1, in un match passato alla storia per il gran gol in rovesciata messo a segno da Youri Djorkaeff. Solo una prodezza del genere mette in ombra il gran gol dell’ex Salernitana, che comunque strappa gli applausi dei propri tifosi.

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Durante l’esperienza all’ombra della Madoninna, Fresi ha modo di vivere due brevi parentesi altrove. La prima proprio a Salerno, nella stagione del ritorno in Serie A dei campani. Il difensore torna in granata per rafforzare una squadra che sta stentando ad abbandonare la zona retrocessione, e lui risponde presente realizzando anche 3 reti. L’ultima, la più amara, quella nell’1-1 di Piacenza all’ultima giornata, che sancisce la retrocessione in Serie B della Salernitana. Stesso epilogo, sei mesi più tardi, a Napoli, con gli azzurri appena tornati in massima serie ma costretti subito a salutarla.

L’indimenticabile stagione di Bologna e i successi alla Juventus

Nell’estate del 2001 Salvatore Fresi abbandona la Campania per accasarsi al Bologna. La stagione in maglia rossoblù, dal punto di vista personale, è senza dubbio da incorniciare. Nelle 25 partite in cui scende in campo, infatti, riesce a totalizzare ben 8 reti in campionato. Tra queste restano memorabili quella che ha aperto le danze nel 2-0 contro il Milan, sugellato dal compagno Julio Ricardo Cruz, e la doppietta realizzata nel 3-2 interno contro la Fiorentina.

Le ottime prestazioni con la compagine emiliana valgono al difensore sardo la chiamata della Juventus. Un’ottima occasione per tornare a distinguersi in un club prestigioso, sfruttata pienamente. In bianconero, infatti, Fresi totalizza 17 presenze, realizzando un gol di pregevole fattura contro l’Atalanta. Un bottino personale che ha contribuito alla vittoria della Supercoppa Italiana e lo Scudetto, col grande rimpianto della finale di Champions League tutta italiana, persa a Manchester contro il Milan.

L’anno successivo il club campione d’Italia, tuttavia, decide di non puntare ancora su di lui, cedendolo al Perugia, fresco di vittoria della Coppa Intertoto. Anche in Umbria l’ex Juventus dà un contributo importante, realizzando anche 2 gol, uno contro il Milan a San Siro, in 11 presenze, ma a fine stagione la società del presidente Luciano Gaucci subisce l’onta della retrocessione in cadetteria dopo lo spareggio perso contro la Fiorentina.

In seguito Fresi vive ancora due esperienze tra i professionisti, a Catania e per la terza volta a Salerno, senza però lasciare il segno. Prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo veste anche la maglia della Battipagliese, in Eccellenza, e quella del Vigor Paolo Masullo Campano, nella Seconda Categoria salernitana.

Salvatore Fresi oggi: il calcio come ragione di vita

Nel 2009 Salvatore Fresi ha detto definitivamente addio al calcio giocato, annoverando, oltre ai trofei succitati, anche la vittoria con l’Italia dell’Europeo under-21 del 1996. Nello stesso anno, inoltre, ha disputato tre partite alle Olimpiadi di Atlanta, ottenendo anche tre convocazioni con la Nazionale maggiore. In totale, con la selezione azzurra, totalizza 17 presenze e un gol.

Vecchie Glorie: parliamo di Salvatore Fresi
Salvatore Fresi oggi.

Il calcio, tuttavia, continua a far parte della vita di Fresi, che è diventato salernitano d’adozione, stabilendosi definitivamente nel capoluogo campano, dove apre una scuola calcio satellite dell’Inter. Proprio col club nerazzurro, inoltre, continua a calcare il prato verde, prendendo ad alcune amichevoli di prestigio di Inter Forever, insieme ad alcuni dei tanti campioni che hanno giocato all’ombra della Madonnina. Il tutto all’insegna di una grande passione che va oltre la concezione di un semplice gioco.

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