Callejon: un signore del calcio

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Direttamente dall’Andalusia, un uomo pacato, composto, l’amico sempre concentrato, di cui ti puoi fidare. Quello che non beve per accompagnarti a casa quando fai tardi. È lui, José Maria Callejon, nato trentatre anni fa a Motril, è lui il ragazzo in lacrime la notte del trionfo del Napoli di Gattuso.

Di Callejon ricorderemo gli 80 gol in oltre 300 presenze in azzurro, la capacità di coprire tutta la fascia, di interpretare un ruolo come pochi ancora sanno fare. Napoli lo ha acclamato, amato e con lui gli allenatori che hanno occupato la panchina partenopea. Di Callejon nessuno poteva farne a meno, in principio fu Benitez, colpito da quel ragazzo che lo Special One, José Mourinho, aveva fatto giocare un po’ ovunque negli anni al Real Madrid, a volte terzino e all’occorrenza anche interno di centrocampo, in seguito Ancelotti e alla fine Gattuso.

Un signore del calcio, con pochi trofei a Napoli, ma il più bello, il terzo insieme, conquistato la sera del 17 giugno contro la Juventus, con il pianto liberatorio, simbolo di una stagione tormentata, fatta di critiche, di un accordo mancato per il rinnovo dopo sette anni insieme.

Napoli e Callejon: una storia d’amore (forse) al capolinea

Il ragazzo di Motril ha trovato poi l’accordo per giocare gratis fino al 31 agosto. Lo doveva a Napoli, ma lo doveva anche a se stesso, alla città che lo ha adottato, al popolo con cui ha gioito e alla curva con cui hai esultato. Altri due mesi insieme, come moglie e marito che nonostante litighino dicono al figlio preoccupato che andrà tutto bene.

Due mesi per imparare a dirsi addio, con tante squadre alla finestra che aspettano il ragazzo tutto fare a braccia aperte. Una storia d’amore che continua anche se per poco.

Callejon è cosi, dopo un passato così bello, il futuro non sarà mai come lui.

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