La rubrica Mondiale 2006, che ha lo scopo di ripercorrere – passo dopo passo – le avventure di ogni singolo giocatore, continua e stavolta si parla della storia di Simone Perrotta. Di sicuro non tra i protagonisti “indiscussi” di quella nazionale, proprio come gli altri, anche lui ha dato il suo contributo, sia in campo che fuori. Lealtà, affidabilità e senso del sacrificio, tre valori che contraddistinguono l’ex eroe azzurro. Grazie alle sue caratteristiche tecniche e tattiche, oltre che come centrocampista, il giocatore giallorosso veniva utilizzato anche come mediano. Una certezza assoluta, capace di aiutare la squadra nei momenti difficili.
L’esperienza nel Mondiale 2006 di Simone Perrotta
Nato ad Ashton-under-Lyne (nella contea inglese) il 17 Settembre 1977, all’età di cinque anni si è trasferito in Italia, provincia di Cosenza, luogo d’origine dei suoi genitori. La sua passione per il calcio è nata sin da bambino, a 13 anni era infatti già tesserato con la Reggina e con questo club ha giocato in ogni categoria, fino ad arrivare in prima squadra in Serie B (stagione 1995/96). Da lì inizio il suo percorso nel “calcio che conta”.
Qualche anno dopo viene chiamato dalla Juventus, un trampolino di lancio non indifferente, viene però utilizzato pochissimo. Ma è grazie al Chievo Verona, qualche anno dopo, che riesce d avere l’opportunità di dimostrare le sue qualità tecniche. In tre stagioni accumula 95 presenze e 6 reti in campionato.
Dopodiché giunge la chiamata che gli cambia la vita a livello professionale e personale. La Roma vuole Simone Perrotta. Dal 2004 al 2013 il centrocampista sposa il progetto giallorosso, mettendosi a disposizione dei propri compagni di squadra e dimostrando grandi doti, tanto da essere utilizzato in qualsiasi modulo da Luciano Spalletti.
La sua esponenziale crescita spinge Marcello Lippi a convocarlo per il Mondiale 2006, affidandosi così alla sua grande voglia di mettersi in gioco. Dopo aver maturato qualche esperienza (già dal 2002) con le varie nazionali, Perrotta poteva di certo dare il suo contributo. Dopo una prima fase di rodaggio – durante le amichevoli pre mondiale – dimostra la sua propensione al lavoro di squadra e diventa un punto fisso della nazionale.
Mette a segno infatti ben sette gettoni durante il campionato del mondo, dimostrandosi così umile, ma sempre attento, pronto a sacrificarsi per la causa. Tra queste 7 presenze, alcune sono da subentrato, utili a far rifiatare i giocatori stanchi e dare più quantità a centrocampo. Insieme ai suoi compagni, riesce a trionfare e a vincere quel Mondiale 2006. Non è il classico centrocampista che segna molti gol, ma fa quel lavoro sporco fondamentale per una squadra che ha l’obiettivo di vincere e portare a casa il risultato. Per questo motivo il numero 20 degli azzurri si è rivelato indispensabile per il trionfo e il coronamento di un sogno e, per molti, di una carriera.
Dal Mondiale 2006 al presente: Perrotta adesso
Ritiratosi nel 2013 da calciatore della Roma, Simone Perrotta è rimasto nel cuore dei tifosi italiani, da quelli della Reggina a quelli giallorossi, ma in generale anche da chi quel Mondiale 2006 non lo dimenticherà mai. Insieme a quel trofeo, il suo palmarès vanta un Europeo U-21 (Slovacchia 2000) a livello nazionale, con i club 2 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana, tutte conquistate in giallorosso.
A livello individuale è stato capocannoniere della Coppa Italia 2006/2007 (con 4 reti) e ha vinto il premio nazionale Andrea Fortunato. Tra le onorificenze, possiamo menzionare: Collare d’oro al Merito Sportivo (23 Ottobre 2006) e Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana (12 Dicembre 2006).
Dopo aver lasciato il calcio giocato, il 14 Gennaio 2013 è entrato a far parte del Consiglio Federale della FIGC per la componente atleti. L’anno dopo ha cominciato una collaborazione con il canale televisivo “Sport Uno”. Qui conduceva il programma I Football – Italian Football Talent, il quale aveva lo scopo di seguire i vari campi d’Italia dei settori giovanili per scovare e studiare nuovi talenti e nuove promesse.
Dunque, come spesso capita a chi vive di calcio, anche dopo essersi ritirato e aver appeso “gli scarpini al chiodo”, Simone Perrotta è rimasto tanto legato a questo fantastico sport, da non esserne uscito completamente.