Come in occasione degli scorsi appuntamenti, la rubrica dedicata ai numeri di maglia della nostra Serie A torna con un nuovo “episodio”. Quest’oggi, tratteremo la storia di una casacca speciale: la n°10. La maglia numero 10 non è come tutte le altre. Il “10” è il numero per antonomasia nella storia del gioco del calcio. Ecco perché, chi indossa questa casacca speciale, deve avere le carte in regola per poter affiancare il proprio nome ad un numero così importante. Oggi, dunque, parleremo dei numeri 10 della Lazio a partire dalla metà degli anni ’90, senza però dimenticare di citare almeno tre grandi nomi del passato.
Numerosi sono i campioni che hanno avuto l’onore di vestire questo prestigioso simbolo. Tra i tanti non possiamo non citare Michael Laudrup, Paul Gascoigne, Roberto Mancini, Hernan Crespo (che già abbiamo incontrato ieri, in occasione dei numeri 9 del Parma) e Dejan Stankovic.
Ecco quindi che, prima di arrivare ai giorni nostri, vogliamo prima narrare le gesta, in maglia biancoceleste, di almeno tre calciatori del passato.
I numeri 10 della Lazio: Mario Frustalupi, Michael Laudrup e Paul Gascoigne
È l’estate del 1972: dall’Inter di Sandro Mazzola arriva nella capitale Mario Frustalupi, calciatore umbro originario di Orvieto. Il ragazzo, dopo aver militato per un paio di anni tra le fila neroazzurre, cerca riscatto alla Lazio. La società lascia all’ex-Sampdoria anche il n°10 e il fantasista italiano ripaga la fiducia dei dirigenti. Alla fine della stagione 1973-1974, infatti, con Frustalupi da regista e mente della formazione, i biancocelesti sollevano al cielo il trofeo di Campion d’Italia.
Devono passare dieci anni prima che un altro grande fenomeno sbarchi a Roma. Michael Laudrup, infatti, acquisto della Juventus, viene girato in prestito biennale alla Lazio. Il ragazzo, definito in patria come Il principe di Danimarca, purtroppo in casa laziale non riesce a lasciare il segno. Il primo anno la squadra si salva in extremis; il secondo, invece, addirittura retrocede. Il classe ’64, tuttavia, è un campione assoluto ed è definito come uno dei rifinitori e centrocampisti più forti dell’epoca. Laudrup era dotato di intelligenza, maestria nella conduzione della palla e visione di gioco. Il ragazzo poi giocatore della Juventus era forte come interditore, in mezzo al campo, ma anche il dribbling e le giocate nello stretto erano all’ordine del giorno per un fuoriclasse come lui.
Michael Laudrup, dunque, è stato un vero vanto per la formazione biancoceleste, così come fu motivo di orgoglio anche l’aver accolto in squadra un ragazzo inglese, estremamente estroverso ma davvero incredibile sul terreno di gioco: Paul Gascoigne. I tifosi della Lazio ricorderanno l’eccentrico centrocampista, che tra il 1992 e il 1994 ha indossato la “10”, come un ragazzo stravagante. Con la casacca dei capitolini, l’ex-Newcastle disputa soltanto 43 gare ma fa intravedere degli sprazzi di talento purissimo.
Dal 1995 al 2000: Roberto Mancini fa sognare la Lazio
Nel 1995, poco dopo l’addio di Paul Gascoigne, è Aron Winter ad ereditare la maglia n°10 dei biancocelesti. In Italia il ragazzo ora vice-allenatore della Nazionale greca, vive quattro stagioni altisonanti. Solo nel ’95-’96 indossa la 10, eppure in quel quadriennio, il nativo di Paramaribo trova la via del gol in ben 21 occasioni e scende in campo 123 volte.
Al ragazzo sudamericano, nel 1996-1997 succede Igor Protti. Arrivato dal Bari con grandi aspettative, il centravanti non convince la critica e la società romana. In questa stagione, infatti, l’ex-capocannoniere di Serie A con la maglia bianco-rossa, non incide e fa registrare solamente 7 reti.
La vera svolta arriva con Roberto Mancini. L’ex-Sampdoria sbarca nella capitale dopo 15 anni trascorsi in Liguria. Il fantasista, che indossa subito la n°10, non è sazio di successi ed anche con le Aquile riesce ad esprimersi a grandissimi livelli. L’attuale tecnico della nostra Nazionale (novembre 2021), a Roma vince ben 6 trofei e in 87 gare realizza anche 15 gol. Nel 1999-2000, in occasione del centenario del club, vince lo Scudetto; sempre nel 1999 solleva al cielo l’ultima edizione della Coppa delle Coppe; nel 1998 e nel 2000 vince due Coppe Italia; nel 1998 conquista una Supercoppa italiana e nel 1999 batte il Manchester United e si laurea campione in Supercoppa UEFA.
Indubbiamente, oltre al tasso tecnico eccelso e alle giocate magistrali portate a termine, Roberto Mancini può essere considerato, a tutti gli effetti, il “10” più forte e vincente della storia della Lazio.
I numeri 10 della Lazio nei primi anni del 2000
Hernan Crespo
Dopo l’addio al calcio e alla Lazio di Roberto Mancini, la società italiana deve correre ai ripari. Nel luglio del 2000, infatti, per 110 miliardi di lire, Hernan Crespo sbarca a Fiumicino. Dopo il grande exploit dell’argentino al Parma, i biancocelesti vedono in lui un degno erede del classe ’64. Il nativo di Florida (Argentina) non si fa intimorire dal pesante lascito “manciniano” ed indossa anche la maglia n°10.
Nel 2000-2001 il ragazzo vince la classifica dei marcatori di Serie A e solleva al cielo la Supercoppa UEFA. In due anni di militanza all’interno del club, complessivamente, Crespo segna 39 gol e scende in campo in 54 occasioni. Il suo trasferimento alla Lazio, poi, è stato (seppure per poche ore) il più costoso della storia del calcio.
Dejan Stankovic
In seguito al passaggio di Hernan Crespo all’Inter, la Lazio promuove a leader tecnico della squadra un calciatore che era arrivato dalla Stella Rossa nell’estate del 1998: Dejan Stankovic. Dal 2003 fino al suo trasferimento a Milano, il serbo prende parte a 25 gare realizzando solamente 4 reti.
La storia di Stankovic con la Lazio, però, non può essere riassunta solo con l’annata 2003-2004. Il ragazzo di Belgrado, infatti, con questa maglia ha vinto un campionato (99-00), una Supercoppa UEFA, una Coppa delle Coppe, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane, per un totale di sei trofei. In 208 presenze, poi, il classe ’78 ha segnato 34 gol.
Da Cèsar a Zarate: dal 2005 ad inizio anni ’10 del XXI secolo
Dopo Dejan Stankovic, e com’era già successo a lui, la maglia numero 10 della Lazio passa sulle spalle di un giocatore che già militava tra le fila biancocelesti. César Aparecido Rodrigues, noto come Cèsar, infatti, sbarcato in Italia nel 2001, ad inizio 2004-2005 eredita la pesante casacca. Sotto la guida di Roberto Mancini si consacra, seppur alcuni infortuni lo tengano lontano dai campi. Cèsar diventerà anche il capitano della Lazio, salvo poi trasferirsi all’Inter nel gennaio del 2006.
Il “10”, allora, passa sulle spalle di Massimo Bonanni, che però non lascia mai il segno.
Dal 2006-2007 alla fine del 2008, Roberto Baronio sceglie di appropriarsi del prestigioso numero. La carriera del “giramondo” bresciano è davvero travagliata, dal momento che, trasferitosi dal Brescia alla Lazio, quest’ultima inizia a girarlo in prestito alle compagini di tutta Italia, facendo cambiare al mediano ben 7 squadre. In questo arco di tempo, solo tra il 2006 e il 2008 riesce a rimanere alla Lazio, sebbene il suo posto venga spesso occupato da Ledesma.
Mauro Zarate e la storia d’amore con la “sua” Lazio
Dal 2008 al 2013, infine, la maglia passa a Mauro Zarate. Indubbiamente, dall’avvento di Mancini, nessun calciatore è riuscito ad indossare la “10” per più tempo rispetto all’argentino. Arrivato a Roma nel luglio 2008, poco dopo aver scelto la “9”, opta per il cambio di maglia. Il primo anno, per il bomber di Buenos Aires, è il periodo di consacrazione. In 36 presenze in Serie A, il “10” gonfia la rete in 13 occasioni, serve ben 7 assist ai compagni, trascinando la squadra fino alla qualificazione in Europa League e alla vittoria in Coppa Italia.
L’anno successivo, dopo aver vinto la Supercoppa italiana, Zarate non trova la continuità di rendimento. In 41 partite stagionali, il fantasista segna solo 8 gol. Nel 2010-2011, però, nonostante dei dissidi con il tecnico “Edi” Reja, l’ex-Velez torna quasi sui propri livelli (9 gol e 10 assist tra campionato e coppa), convincendo l’Inter ad acquistarlo.
Dopo un solo anno a Milano, il richiamo capitolino è troppo forte: Mauro Zarate torna alla Lazio. I disguidi con la società, tuttavia, lo escludono dalla rosa dei calciatori utilizzati e, dopo una causa legale, il calciatore torna in Argentina, al Velez.
I numeri 10 della Lazio: dal 2013 ai giorni nostri
Dopo Mauro Zarate, la storia dei numeri 10 della Lazio compre solo altri tre calciatori: Ederson, Felipe Anderson e Luis Alberto.
Il primo dei tre arriva in Italia nel luglio del 2012. Dopo un anno di ambientamento, dal 2013 decide di indossare la n°10. Purtroppo, però, la storia tra l’ex-Lione e la Lazio non sboccerà mai davvero, portando poi il centrocampista al trasferimento verso il Flamengo. In 34 presenze totali, il classe ’86 realizza solo 3 gol.
Dopo l’addio di Ederson, un calciatore che dal 2013 è presente nel gruppo squadra eredita la prestigiosa maglia. Felipe Anderson vestirà la maglia n°10 per tre anni, dal 2015-2016 al 2017-2018, quando poi si trasferirà al West Ham. In questa sua parentesi biancoceleste, purtroppo, il brasiliano vincerà una sola Supercoppa italiana (2017), collezionando 120 presenze, 22 gol e ben 26 assist. Indubbiamente l’ala sudamericana è stata davvero una delle note più liete di quelle stagioni laziali. Con le sue accelerazioni e i suoi cambi di passo, Felipe Anderson è stato una vera spina nel fianco per le retroguardie avversarie.
Luis Alberto: l’ultimo numero 10 della storia laziale
Proseguendo con i numeri 10 della storia della Lazio, arriviamo quindi ai giorni nostri, con un calciatore che ha fatto parlare tanto di sé, sia dentro che fuori dal campo: Luis Alberto. Prima di arrivare alla Lazio, infatti, lo spagnolo è sempre stato ritenuto un ragazzo “difficile” da gestire e con un carattere indomabile. Sotto la guida di Simone Inzaghi, però, il suo temperamento è stato incanalato in binari propizi per tutta la squadra ed anche i risultati ne hanno beneficiato.
Il fantasista originario di San José del Valle sbarca a Roma nell’estate del 2016, per circa 5 milioni di euro. Indossata la maglia n°18, tutti subito si sono resi conto di aver di fronte un rifinitore di assoluto livello. Solo dal 2018 l’iberico indosso la “10” ma in campo è stato riconosciuto come leader offensivo da ben più tempo.
Con la maglia biancoceleste Luis Alberto ha già sollevato tre trofei: due Supercoppe italiane (2017 e 2019) ed una Coppa Italia (2018-2019). Da quando veste la casacca più ambita, l’ex-Liverpool ha innalzato le proprie prestazioni. Negli ultimi tre anni e mezzo, Luis Alberto ha disputato 134 incontri, prendendo parte a ben 55 gol, contribuendo alle vittorie della squadra con 24 reti e addirittura 31 assist.
Anche se sotto la guida di Maurizio Sarri sta trovando meno spazio, il Mago dell’Andalusia rimane un gioiello raro nel parco-centrocampisti della squadra laziale.