Il calcio è in continua evoluzione, e con esso anche l’interpretazione delle posizioni in campo. Uno dei cambiamenti più interessanti lo ha avuto il ruolo del portiere, e ora andremo a capire il perché e le modalità. Per decenni l’estremo difensore si è occupato solo di parare. Imparava le prese, le uscite alte, basse, a posizionarsi e a posizionare la barriera ecc. Portieri leggendari come Dino Zoff avevano solo il compito di salvare la porta dai tiri avversari, l’evoluzione però non si ferma, è come un’onda che si propaga, e bisogna stare al passo per non rimanere indietro.
Il ruolo del portiere, non solo le mani
Da estremo difensore a vertice basso, questo è il cambiamento radicale del portiere. Questi, infatti, è il primo a impostare il gioco, vede tutto il campo, gioca molti metri più avanti e tocca moltissimi palloni. Spesso infatti il play di centrocampo non trova spazi, e il difensore centrale, e il portiere, devono trovare la soluzione per costruire e impostare la manovra. Per questo molte squadre investono non solo sulla capacità di parare, ma anche sui piedi buoni. Ter stegen con il Barcellona e Allisson nel Liverpool ne sono un esempio, come lo è Neuer nel Bayern Monaco. Oltre a questo ha la funzione di ultimo difensore, con interventi spesso determinanti. Il portierone del Bayern ha fatto scuola negli ultimi anni, con anticipi molto spesso spettacolari e un posizionamento alto e coraggioso.
Il coraggio di cambiare
Ogni innovazione comporta un cambiamento, e non tutti sono stati celeri ad apportarlo. Vediamo però che tutte le società si stanno adattando, già dal settore giovanile si abituano i portieri a giocare con i piedi. Ormai è diventato un giocatore di movimento a tutti gli effetti, in Italia il messaggio è stato recepito e le nuove leve sono molto più pronte della vecchia guardia. Quale sarà la prossima evoluzione?