Inter: addio a Mario Corso, il piede sinistro di Dio

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Lutto nel mondo del calcio: dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale, ci ha lasciati all’età di quasi 79 anni Mario Corso, uno degli eroi della grande Inter degli anni sessanta, che sotto la guida di Helenio Herrera fece incetta di trofei tra Italia, Europa e mondo. Ci lascia uno dei più grandi talenti della sua generazione che, nonostante l’assenza di riconoscimenti individuali, rivoluzionò a modo suo lo stile di questo gioco. 

Fantasia in campo, timidezza fuori: fu Corso l’inventore della “foglia morta”

Nato a Verona il 25 agosto 1941, Corso ha mosso i primi passi con un pallone tra i piedi sui campi della sua città , tra l’Azzurra Verona e l’Audace San Michele. A 16 anni, poi, viene scoperto proprio dall’Inter, e con i nerazzurri si verifica proprio quello che si definirebbe un “buongiorno che si vede dal mattino”. Nella partita di esordio in Coppa Italia contro il Como, sigla la rete del momentaneo 2-0 e fa subito capire a tifosi e addetti ai lavori chi si trovavano di fronte.

Ragazzo tranquillo fuori dal campo, ma grintoso, estroso e affamato di vittorie nei 90 minuti, divenne celebre per aver inventato il tiro a effetto su calcio di punizione, la cosiddetta “foglia morta”. Una precisione talmente millimetrica, quella del suo tiro a giro, che valse a Corso l’appellattivo che il commissario tecnico di Israele gli diede in seguito al match contro la Nazionale italiana: “piede sinistro di Dio”. In maglia nerazzurra trascorse quasi tutta la sua carriera, eccetto le ultime due stagioni al Genoa, realizzando 95 reti complessive e tante giocate di pregevole fattura, che valsero all’Inter ben 4 Scudetti, 2 Coppe dei campioni e 2 Coppe intercontinentali, nonostante il feeling fra lui ed Herrera non fosse propriamente idilliaco a causa della sua scarsa disciplina tattica.

Il ricordo dei nerazzurri e dell’ex presidente Moratti

Se Corso potè continuare in maniera così longeva la sua carriera all’Inter, il merito e senz’altro dell’allora presidente nerazzurro, Angelo Moratti. Tutta la famiglia aveva una grande ammirazione per il giocatore e l’uomo Mario Corso come ha ricordato all’ANSA proprio il figlio di Angelo, un altro ex numero 1 vincente della storia nerazzurra, Massimo Moratti. “Mario era l’unico calciatore che Pelè dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della classe del mio amico. […] Era il mio preferito della grande Inter, ma anche mio padre lo adorava, e lui rimase sempre vicino alla nostra famiglia. Tecnica sopraffina, gioco in controtempo, le punizioni cosiddette “a foglia morta”. Era un piacere vederlo giocare”.

Anche l’Inter stessa non ha fatto mancare il suo messaggio di cordoglio per la scomparsa di questo grande campione, il cui ricordo non può che essere da ispirazione per tutti quei giovani che vogliono approcciarsi al mondo del calcio. Un vero esempio da seguire, per poter cominciare a forgiare nuovi campioni, in e fuori dal campo, ma anche per trovare, in questa sessione di calciomercato che vede i nerazzurri protagonisti, giocatori che possano amare la maglia almeno quanto Corso.

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