Nell’immaginario collettivo quando si pensa ai grandi capitani la mente va subito alle bandiere del passato, agli uomini che con la fascia sul braccio hanno fatto la storia dei grandi club italiani. Tutti alla parola “capitano” associamo grandi nomi come quelli di Totti, Del Piero, Zanetti, Maldini. Ma non solo i grandi attori o i grandi palcoscenici sono in grado di narrare grandi storie. A volte la favola più bella nasce tra i campi di provincia, lontano dalle luci della ribalta. Come la storia d’amore tra Marco Mancosu e il Lecce, nata nelle piazze del caldo salento.
Mancosu, capitano del Lecce: la fascia e il trionfo
Marco Mancosu firma con l’US Lecce nel 2016, ma la consacrazione arriva in nel gennaio del 2019. Con la partenza di Franco Lepore, Mancosu diventa capitano della compagine giallorossa. Con la fascia al braccio il centrocampista scriverà una delle pagine più belle della storia del club. Il grande affetto della piazza e l’amore per la maglia, aiutano Marco a condurre il suo Lecce fino al trionfo nella serie cadetta. Con 13 gol e 6 assist, il capitano giallorosso porta i salentini di nuovo in Serie A. I riflettori del grande calcio sono puntati sul Via del Mare e Marco Mancosu è pronto ad andare in scena sul suo palcoscenico preferito.
La disfatta
L’avventura nella massima serie non si rivela facile per i salentini. La salvezza è l’obiettivo da raggiungere. Così Mancosu, da vero trascinatore, si carica in spalla la squadra e tenta il tutto per tutto. L’amore per la maglia e per la piazza glielo si legge negli occhi. Con 14 gol in 33 presenze, il centrocampista sardo diventa il miglior marcatore delle squadra. I buoni risultati ottenuti contro le big del campionato fanno ben sperare per la salvezza. Ma non tutte le storie hanno un lieto fine. A stagione conclusa le luci della ribalta si spengono sul Via del Mare: è retrocessione. Al termine dell’ultimo match, Marco Mancosu è l’ultimo a restare in campo, da solo, nel silenzio assordante di uno stadio vuoto. L’ultimo atto è scritto. Ma anche nella disfatta l’amore per il suo Lecce non finisce.
“Il tutto si riduce al risultato? Al bianco o al nero? Al giorno o alla notte? All’inferno o alla gloria? No, per me no. Per me non sarà mai così. Non voglio essere quel tipo di persona. Non sarò mai schiavo del risultato finale. MAI. Sarò sempre schiavo di un’attitudine, di una passione, dell’essere professionista ogni giorno della mia vita, del migliorarmi sempre, dello sbagliare cento volte e riprovare altre cento, del prendermi responsabilità nonostante a volte siano più grandi di me! Cosa è meglio, rischiare ogni tanto un 4 in pagella per averci provato e aver sbagliato o non provarci affatto e non sbagliare? Nessun dubbio su questo! Grazie a tutti, società, mister, tifosi e compagni di squadra, è stato un anno e soprattutto un viaggio meraviglioso e se retrocessione doveva essere, mi avete fatto vivere la retrocessione più bella della mia vita. Orgoglioso di tutti voi”. Queste le parole del campionato giallorosso alla fine del campionato.