Sempre più spesso vediamo spese folli durante il mercato, ma nel binomio società e soldi: spendere equivale a vincere? Abbiamo potuto constatare, anche durante l’ultima stagione, che molte squadre dal portafogli largo sono rimaste a bocca asciutta. A partire dal Manchester City di Guardiola, eliminato prematuramente dal “piccolo” Lione e perdente in campionato a favore del Liverpool. Anche il Psg non se la passa meglio, sconfitto in finale di Champions League dal Bayern Monaco, con una rete proprio di un prodotto del vivaio dei parigini, Coman.
Meglio i soldi o avere un progetto?
Se l’unione di questi due fattori sarebbe un connubio perfetto per la vittoria, spesso incontriamo solo uno dei due. Non basta avere un grande allenatore per avere un progetto societario, come non basta spendere cifre enormi per avere una grande squadra. Alla base dev’esserci un’idea, una filosofia di squadra che parte dalle giovanili e che non si ferma in prima squadra. Lo dimostrano i fatti, il Barcellona vincente di Guardiola ha sfornato talenti, vinto trofei e insegnato calcio per anni, non tutto partiva da lì però. Il settore giovanile infatti sposava appieno la sua filosofia di calcio, le regole erano comuni a tutti già in giovane età, e chiunque esordisse diventava ingranaggio di una macchina già rodata. Anche l’incredibile Ajax della scorsa stagione ne è la prova, il Bayern Monaco, o nel nostro campionato, la piccola Atalanta. Per questo è sempre più importante investire nelle giovanili, perché saranno le fortune del futuro. Una frase scontata vero? Eppure quanti soldi vengono investiti in infrastrutture, staff e materiali per i ragazzi? Quanti invece nei grandi nomi? Questa è la filosofia del tutto e subito, e anche se può garantire una vittoria una tantum, non può garantire un ciclo di vittorie. Questo dimostra la poca lungimiranza di alcuni addetti ai lavori, e le statistiche alla fine dei conti ne sono la prova.
In conclusione, Società e soldi: spendere equivale a vincere?
Sì! Investendo in maniera intelligente però, nei giovani e in un progetto a lungo termine. Quello che occorre è la pazienza che alla fine, prima o dopo, verrà ripagata. Spesso però nel calcio moderno questa manca, per esigenze di bilancio, di malcontento della piazza e di perdita di valore del brand. Quello che si auspica, è che si riparta dallo sport, dallo studio del calcio nella sua interezza, in modo da continuare a vedere realtà bellissime. Così che i soldi non vincano sui progetti, così che il talento prevarichi sui milioni.