Come ogni Giovedì che si rispetti, non può mancare l’appuntamento con la “Famiglia nel pallone”, rubrica targata 11contro11. Per l’occasione, si parlerà dei fratelli Maradona. Dal più conosciuto, Diego Armando – El Pibe de Oro – ai due fratelli: Lalo (Raul) e Hugo. Nati rispettivamente nel 1960, 1966 e 1969. Se il fratello maggiore è stato quello che ha lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio – scrivendo pagine di storia con l’Argentina e con il Napoli – anche i due fratelli del fenomeno argentino hanno provato a lasciare il segno, cercando di calcare le stesse orme di Diego, senza però riuscirci.
Fratelli Maradona: Diego Armando
Dopo i fratelli Hazard, si passa ad un’altra famiglia che ha fatto del calcio la propria fede, il proprio stile di vita. Si parla appunto dei Maradona, il primo da mettere sotto la lente di ingrandimento è proprio il fuoriclasse Diego Armando.
Nato il 30 Ottobre 1960 a Lanús – e morto il 25 Novembre 2020 a Tigre – Diego Armando è stato calciatore, dirigente sportivo, allenatore, considerato il miglior giocatore in assoluto o comunque uno dei più forti al mondo. Muove i suoi primi passi nel calcio con l’Estrella Roja, club del padre. Il suo migliore amico invece – Goyo Carrizo – giocava nella squadra rivale, ovvero l’Argentinos Juniors. Fu proprio il suo amico a spingerlo a provare questa realtà, così il giovanissimo Diego all’età di 10 anni entra a far parte delle giovanili. I due amici, insieme, riescono subito a dimostrare la propria classe e riescono ad ottenere ben 136 risultati utili consecutivi.
È il 20 Ottobre 1976, è la data dell’esordio di Diego Armando Maradona tra i professionisti. A nemmeno 16 anni compiuti, il fuoriclasse argentino diventa così il più giovane debuttante della prima divisione, record che poi verrà battuto nel 2003 da Sergio Aguero. Seppur sconfitti, Diego riesce a ritagliarsi poco a poco spazio, fino a diventare titolare. Trova poi i suoi primi gol al San Lorenzo, firmando una doppietta il 14 Novembre di quell’anno. Nel 1978 è il capocannoniere del campionato argentino con 22 reti, una realizzata da centrocampo, appena fischiato l’inizio della partita.
Nel 1979 e nel 1980 si aggiudica il Pallone d’oro sudamericano, premio che viene dato al miglior calciatore del continente. Nel 1980, ancora, realizza uno dei gol più belli della sua carriera, che lui stesso ha poi definito il più bello, ai danni del Deportivo Pereira, il 19 Febbraio.
Un numero impressionante di gol, 116 reti in 166 apparizioni.
Boca Juniors e Barcellona
Nel 1981 si trasferisce al Boca Juniors per circa 2 milioni di dollari e, per l’occasione, venne proprio fatta un’amichevole tra Argentinos e Boca, in cui Maradona giocò un tempo per parte. Rimarrà nel club argentino per un solo anno a causa di problemi finanziari che non permettevano alla compagine di pagare interamente Diego Armando. Il suo impatto rimane comunque incredibile, con 28 gol messi a segno in 40 gettoni.
Diego Armando passa così al Barcellona, di proprietà di Josep Lluís Núñez Clemente. Dopo qualche infortunio – che ne limitò l’iniziale utilizzo – Maradona riesce lo stesso a lasciare il segno, realizzando reti importantissime che valgono la vittoria della Coppa del Re e della Coppa de La Liga, battendo in finale sempre gli eterni rivali del Real Madrid. Pur classificandosi quarti in campionato, gli uomini del club spagnolo hanno gioito per quei due successi.
La stagione successiva – quella del 1983/1984 – parte sicuramente meglio, visto che il talento argentino riesce a mettere a segno sin da subito moltissimi gol, tra competizioni europee e nazionali. Qualche altro stop limita la sua stagione, ma non manca alla finale di Coppa del Re, disputata contro l’Athletic Bilbao, dove ritrova lo stesso difensore che, mesi prima, gli aveva causato l’infortunio. Al termine del match – vinto dal Bilbao per 0-1 – Maradona si scaglia contro il suo avversario, Andoni Goikoetxea, innescando una vera e propria rissa. In futuro si scuserà per quel suo gesto.
A fine stagione, con solo la Supercoppa spagnola portata a casa – senza Maradona, poiché infortunato – i blaugrana cedono il fuoriclasse argentino al Napoli, dopo una lunga e complicata trattativa, per una cifra che si aggira intorno ai 13 miliardi e mezzo di lire.
Con la compagine spagnola, Diego registra 58 presenze e 38 gol.
Diego Armando Maradona: il Napoli
Ben sette stagioni, 259 partite giocate, 115 gol realizzati. Due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa UEFA. Questo il bottino in maglia azzurra, per un giocatore che ha scritto la storia del club ed è entrato a farne parte.
Il 5 Luglio 1984, all’età di 24 anni, Diego Armando Maradona viene presentato ufficialmente con la maglia del Napoli. Stagioni ricche di successi, personali e di squadra, con la vittoria dello scudetto alla sua seconda stagione in terra partenopea. Anni pieni di gol, di vittorie, di gioie e delusioni, come l’eliminazione dalla Coppa dei Campioni, contro il Real Madrid, nella stagione 1987/1988. L’anno successivo, arrivati secondi dietro l’Inter, gli uomini della compagine napoletana ottengono comunque altri successi, come la vittoria della Coppa UEFA.
L’ultima stagione di Diego Armando Maradona con il Napoli – ed anche in terra italiana – è quella del 1990/1991. Inizia subito per il meglio, con il trionfo della Supercoppa italiana, vincendo contro la Juventus per 5-1.
Per quanto riguarda la Coppa dei Campioni, dopo aver sconfitto l’Újpest – club ungherese – nel secondo turno il Napoli si trova lo Spartak Mosca come avversaria. Dopo lo 0-0 dell’andata al San Paolo, il club partenopeo parte per Mosca, anche se Maradona ci arriva il giorno successivo, dopo aver noleggiato un aereo privato. Il caso non passò di certo inosservato, scaturendo diverse polemiche per l’atteggiamento del fuoriclasse argentino.
Il 17 Marzo 1991 Diego Armando Maradona conclude il suo percorso con il Napoli, al termine anche di un controllo antidoping che risultò positivo alla cocaina. Questo gli costò un anno e mezzo di squalifica.
I partenopei chiusero al settimo posto in classifica.
Gli ultimi anni: tra Spagna e Argentina
Una volta ceduto al Siviglia – nel 1992 – Diego Armando ritorna in Argentina, così da concludere la sua carriera in patria. Non un grande impatto con gli spagnoli, appena 30 presenze e 7 gol.
Per questo, nella stagione 1993/1994 si trasferisce nel Newell’s Old Boys, giocandoci appena cinque volte, per poi fare ritorno al Boca Juniors, dove rimarrà per tre stagioni, fino al 1998, prima di annunciare il suo ritiro al calcio giocato. Con la compagine argentina, 35 sigilli in 71 apparizioni.
Diego Armando: i trionfi con l’Argentina
L’esordio di Diego Armando con l’Argentina arriva il 27 Febbraio del 1977, in un’amichevole contro l’Ungheria. Successivamente – il 3 Aprile – disputa una gara anche con la nazionale giovanile. Nel 1979 riesce a trionfare con l’Argentina U-20, vincendo il Mondiale in Giappone. Diventa, negli anni successivi, il perno della nazionale maggiore, vincendo poi il Mondiale del 1986, mettendo a segno 5 gol e 5 assist in sette apparizioni. Durante i quarti di finale contro l’Inghilterra, il fuoriclasse argentino realizza una doppietta, entrata nella storia del calcio, come la “mano de Dios” e “il gol del secolo”. Il gol di mano, anticipando il portiere, è entrato nella storia del calcio, mentre il secondo sigillo è stato definito il “più bel gol mai fatto in un Mondiale”.
Altra doppietta poi in semifinale contro il Belgio, mentre la finale contro la Germania Ovest si conclude per 3-2 con il trionfo del secondo mondiale per i sudamericani. Unico per Maradona che poi parteciperà alla Coppa America 1987 e 1989, arrivando in quarta e terza posizione.
Nel 1990, in occasione del Mondiale in Italia, Maradona era il capitano della squadra, ma un infortunio limita fin da subito le sue prestazioni. L’avventura dell’Albiceleste si concluderà proprio contro la Germania Ovest.
Per i Mondiali 1994, la storia è molto diversa. Dopo un ottimo inizio, l’Argentina viene eliminata dalla FIFA a causa del controllo antidoping fatto a Maradona che, una volta risultato positivo alla cocaina, condannò così la sua nazionale, squalificata agli ottavi.
Con la nazionale – giovanile e maggiore – Diego Armando vanta comunque un ottimo bottino: 106 partite e 42 gol (15 gettoni e 8 reti con l’Under 20).
Fratelli Maradona: Raul detto Lalo
Di Lalo – secondo dei tre fratelli – Maradona non si sa molto. Nato il 29 Novembre 1966 a Lanús, anch’egli attaccante, ha giocato inizialmente nel Boca Juniors, anche se qui si possono contare appena tre apparizioni. Subito dopo si ritrova a giocare nel Granada, in Spagna, ma anche qui non si può dire molto su una carriera che è passata inosservata.
Dopodiché il suo percorso calcistico prende una piega diversa, visto che Lalo inizia a girare il mondo tra Perù, Giappone e Venezuela, senza mai lasciare davvero il segno. La stagione migliore si registra nel 1995/1996, in maglia Toronto, vincendo (la stagione successiva) proprio il campionato di Canadian National Soccer League. Per lui ben 10 reti realizzate. Dopo questo successo, ha firmato con il Toronto Shooting Stars, club che giocava nel National Professional Soccer League. Qui segna 12 gol in 27 gettoni, senza però vincere nulla. L’anno successivo passa invece nelle finale del North York Talons.
Nel 1998 passa al Deportivo Municipal, club peruviano che lo accoglie come una stella, ma con il quale non lascia il segno. Gioca infatti pochissime partite, per ritornare in Canada, con la maglia del Toronto Olympians.
Annuncia il suo ritiro nel 1999, dopo una carriera all’ombra dei rispettivi fratelli.
Il suo presente
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Lalo Maradona ha provato a intraprendere la carriera cinematografica, facendo la comparsa – o ruoli minori – in alcune pellicole e partecipando, nel 2005, all’edizione spagnola del Grande Fratello Vip.
Nell’ultimo periodo, colpito dal Covid-19, l’ex giocatore classe ’66 è stato ricoverato per molto tempo in terapia intensiva, a causa dei gravi problemi di salute.
Fratelli Maradona: Hugo
Si passa al fratello minore della famiglia Maradona, Hugo. Nato il 9 Maggio 1969 – sempre a Lanús – ha giocato in diversi paesi, in qualità di centrocampista, tra cui anche l’Italia. Acquistato nel 1987 dal Napoli – su insistente richiesta del fratello – in quella stagione ceduto in prestito all’Ascoli, deludendo però le aspettative. In 13 apparizioni, nemmeno una rete realizzata. Quanto basta per convincere i partenopei a mandarlo al Rayo Vallecano.
Nel 1989 il suo cartellino viene acquistato dal Rapid Vienna, anche qui senza mai esplodere. Dopo diverse stagioni deludenti – e all’ombra del fratello maggiore – Hugo torna in Sud America per qualche anno, per poi partire in Giappone, giocando per diversi anni in J-League, dal 1992 al 1995 e, successivamente, nel 1996/1997.
La sua carriera si conclude anzitempo, dopo diverse delusioni e mai nessun vero segnale di “talento”.
Le altre esperienze
Unica nota positiva con la nazionale, risale al 1987, quando Hugo prende parte al Mondiale U-16 con l’Argentina, svoltosi in Cina.
Dopo essersi ritirato, ha cominciato ad allenare, stabilendosi a Napoli, dove è stato direttore della Mariano Keller, una scuola calcio.
Dal 2004 al 2018 – seppur ad intermittenza – ha allenato qualche club, prima il Puerto Rico Islanders, poi i Boys Quarto. Ultima, nel 2018, il Real Parete, compagine campana che gioca in terza categoria.
Diego Armando Maradona: dai problemi giudiziari a quelli di salute
Dopo la sua carriera nel mondo del calcio, Diego Armando Maradona ha cominciato il suo percorso in qualità di allenatore. Tra gioie e dolori, sono numerosi i trofei conquistati – sia a livello individuale che di squadra – e moltissimi i record che ha scritto, per un palmarès invidiabile. Ad esempio, è l’unico giocatore ad essere nella Top 10 dei migliori rigoristi e dei migliori calciatori su punizione, in Serie A.
Inutile però dire che il carattere eccentrico dell’ex fuoriclasse del Napoli, lo ha visto coinvolto in molte vicende giudiziarie, da menzionare la denuncia per evasione fiscale nel 2009, dal fisco italiano, per una cifra pari a 39 milioni di euro. I problemi legati alla cocaina che gli avevano causato una squalifica di 18 mesi dai campi di gioco, mettendo a repentaglio sia la stagione con il Napoli che l’avventura dell’Argentina nel Mondiale. Dipendenza durata per molti anni, iniziata nel 1982 in quel di Barcellona ed aumentata notevolmente durante gli anni in Italia.
Questa dipendenza, mischiata a poca attenzione al cibo e all’eccesso di alcol, ha portato a tanti problemi di salute. Da diversi ricoveri a due bypass gastrici, per via del considerevole aumento di peso.
Il 2 Novembre del 2020 è stato ricoverato d’urgenza, a causa di diversi problemi. Durante il periodo di convalescenza a Tigre, un’insufficienza cardiaca ha causato il suo decesso, il 25 Novembre dello stesso anno. In suo onore, lo stadio del Napoli ha preso proprio il nome di “Stadio Diego Armando Maradona“.
Un giocatore indimenticabile che, seppur con diverse problematiche, ha lasciato il segno nel mondo del calcio e un ricordo indelebile nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il piacere di vederlo giocare, dribblare, segnare, eccedere nei suoi modi di fare e di vivere.
Campione e fuoriclasse dentro i campi di calcio, messo in discussione lontano dal mondo calcistico che, come per i due fratelli Lalo e Hugo, ha rappresentato un “luogo sicuro” con il quale esprimersi.